L’ira di Fassino, il Pd vuole liquidare i Radicali

Roma«Questa volta avete passato il segno, dovete chiedere scusa al Pd». Il capogruppo dei Democratici alla Camera Antonello Soro è molto, molto arrabbiato. Con chi? Con i radicali, manco a dirlo, quei sei (altri tre, capeggiati da Emma Bonino, sono al Senato) ingombranti ospiti che siedono nei suoi banchi. Cui ieri ha inviato una severa lettera aperta, chiedendo «un gesto di scuse».
A scatenare l’ira di Soro è stata una dichiarazione pronunciata martedì scorso in aula da Rita Bernardini, durante il dibattito sulla legge elettorale europea, nel quale la deputata pannelliana accusava Pd e Pdl di «spartirsi il bottino partitocratico» e di aver compiuto insieme un’«operazione di regime da ladri, non solo di legalità e moralità ma anche di conoscenza e di denaro». Un intervento che ha irritato molti colleghi di gruppo, a cominciare da Piero Fassino, che è salito a grandi balzi fino al banco della deputata e l’ha apostrofata a gran voce: «Bernardini, queste cose non devi permetterti di dircele!». E lei: «Onorevole Fassino, se deve ribattermi lo faccia al microfono».
L’insofferenza verso i radicali stavolta è esplosa, nelle già tormentate file del Pd. I primi a cavalcarla sono stati gli ex popolari, che già osteggiarono l’accordo con Marco Pannella prima delle elezioni, e che ora, ben sapendo che dovranno lottare con le unghie e con i denti per difendere le proprie candidature alle europee contro i Ds, mettono le mani avanti per evitare che qualche posto finisca ai radicali. Cosa che però lo stesso Goffredo Bettini, per conto di Veltroni, per ora esclude.
Gli ex Ppi hanno chiesto a gran voce un «chiarimento» sugli scomodi ospiti, annunciando addirittura una raccolta di firme per espellerli dal gruppo. Per mettere un freno alla deriva degli agitati post Dc, Soro, dopo aver consultato Veltroni, ha inviato ieri una missiva ufficiale alla Bernardini, girandola per conoscenza a tutti i deputati: «Abbiamo sempre rispettato l’autonomia della vostra delegazione, ma nessuna autonomia può consentire di offendere, insultare e accusare con argomenti infamanti». Segue richiesta di scuse al Pd.

Rita Bernardini replica a stretto giro: niente scuse, ma una rettifica perché l’interpretazione che Soro «accredita» è del tutto «equivoca»: «Le cose che ho detto le ripetiamo da decenni in ogni sede, e sono rivolte a quello che chiamiamo “regime partitocratico”. Riferirle al gruppo Pd è arbitrario e distorcente».

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