L’ira della Moratti: "Questo governo non applica le leggi"

Il sindaco di Milano: "La lotta alla criminalità non deve avere colore politico. Noi primi cittadini siamo abbandonati: investirò 9 milioni per la sicurezza"

da Milano

«Il problema della sicurezza è ora al primo posto». Parole felpate per dire che si è in piena emergenza. Che non si può morire nel proprio letto atrocemente soffocati dal nastro adesivo stretto da una banda di rapinatori criminali. Probabilmente dell’Est Europa. Una geografia dell’orrore che ormai unisce Milano, Roma Tor di Quinto, Gorgo al Monticano.
Sindaco Letizia Moratti, ad aprile portò in piazza 50mila milanesi e le dissero che stuzzicava gli istinti più bassi solo per cercare un po’ di consenso in più.
«Basta! La lotta alla criminalità non deve avere colore politico. Oggi come allora se si parla con la gente si capisce bene di cosa ci sia bisogno. Ma questo governo lascia i sindaci soli».
Ma c’è proprio da aver paura a vivere a Milano?
«Non solo a Milano e ormai non solo nelle grandi città».
Sembra un precipizio, cosa sta succedendo?
«Succede che il tema dell’immigrazione è diventato decisivo. E chi dovrebbe non è in grado di gestirlo».
Aveva detto che non è una questione politica.
«È una questione politica il fatto che siamo l’unico Paese europeo che non abbia chiesto la moratoria all’ingresso di romeni e bulgari. E anche l’unico che non applichi la direttiva europea di luglio che consente di espellere gli stranieri senza lavoro».
Dopo l’omicidio di Roma è arrivato il decreto sicurezza.
«Solo una toppa. Insufficiente rispetto alle richieste dei sindaci. E già oggi non si sa più che fine abbia fatto».
La Lega a Milano chiede frontiere chiuse per cinque anni.
«Bisogna regolare i flussi migratori. Legare gli ingressi al lavoro e soprattutto alla capacità del Paese di accogliere».
Non proprio la direzione del disegno di legge Amato-Ferrero.
«Vogliono aprire le porte agli irregolari con un ingresso per l’inserimento nel mercato del lavoro. E poi con la figura dello sponsor e dell’autosponsor, come se la criminalità non avesse i soldi per fornirle alla sua manovalanza. Ad Amato chiedo, ma se uno non lavora come vive? La risposta è davanti agli occhi di tutti».
Meglio la Bossi-Fini?
«Senz’altro, lì sì che tutto è legato al lavoro. Il centrosinistra contribuisce ad aggravare ulteriormente i problemi con atteggiamenti buonisti e populisti».
Si parla finalmente di espulsioni.
«Hanno annacquato tutto. Affidandole al giudice monocratico anziché a quello di pace, si allungano i tempi rendendo di fatto impossibile allontanare addirittura chi delinque».
C’è chi dice che le leggi ci sono, basterebbe applicarle.
«E infatti chiediamo certezza della pena e magari una magistratura un po’ più rigorosa».
Vuol fare il sindaco sceriffo?
«Non è questione di sceriffi. Un intervento come la banca dati del Dna in Inghilterra ha consentito di aumentare del 50 per cento il numero dei criminali identificati».
Al governo cosa chiede?
«Non quel pacchetto sicurezza ormai svuotato di ogni significato, ma norme che permettano di combattere immigrazione irregolare, delinquenza, spaccio, prostituzione e tutto quel degrado che mette a repentaglio le nostre vite».
E lei a Milano cosa fa?
«Nel prossimo bilancio metteremo 9 milioni di euro in più per la sicurezza.

Cominceremo con l’assumere 200 nuovi agenti della polizia municipale. Ma useremo anche 3 milioni per la prevenzione e le politiche di integrazione».
Avesse la bacchetta magica cosa prometterebbe?
«Regole di convivenza, rispetto della vita e giustizia».

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