L’ira di Sacconi: «Assurdo parlare di forzature Non accetto veti»

RomaBarricate preventive. Sono quelle della Cgil nei confronti del ddl delega sulla riforma del diritto di sciopero nel settore trasporti che il governo si appresta a varare oggi in Consiglio dei ministri. Ma Palazzo Chigi non cede e, come ha ribadito il ministro del Welfare Sacconi, non si accetteranno «forzature».
«L’esecutivo stia attento - ha detto il leader del sindacato rosso - perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione». L’interpretazione cigiellina appare sbilanciata sul versante ideologico. «Se il governo intende, partendo dal problema del rispetto del diritto degli utenti, ridurre una libertà fondamentale, la Cgil si opporrà ora e dopo», ha aggiunto Epifani. «Se uno pensasse di forzare la Costituzione, è chiaro che ci sarebbe un problema di democrazia», ha concluso. Immediata e rigorosa la replica del ministro del Welfare. «È assurdo parlare di forzature - ha dichiarato Sacconi in una nota - perché la cautela è stata doverosamente proporzionata alla delicatezza della materia. Ribadisco però ancora una volta che non si accettano veti e si ricerca il massimo consenso possibile». Nel ddl delega alcuni punti sono ancora in fase di elaborazione: si sta «valutando» sulla fattibilità di un referendum preventivo nel caso in cui lo sciopero sia indetto da piccole sigle sindacali. Tuttavia le linee portanti del disegno di legge compaiono intatte nella convocazione del Consiglio dei ministri. L’urgenza della riforma è testimoniata dal Garante. Nel biennio 2007-2008 il 39% degli scioperi effettuati (1.026 su 2.625) ha riguardato il settore dei trasporti.
Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ieri ha definito «sempre più urgente avviare una riflessione» sulla disciplina senza «soffocare il diritto di sciopero ma armonizzandolo con i diritti degli altri cittadini». E se Epifani cerca una sponda negli altri confederali, l’«aggancio» a Cisl, Uil e Ugl non pare al momento riuscito. «Niente guerre ideologiche», ha fatto sapere il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che ritiene «compito di un grande sindacato conciliare gli interessi legittimi dei lavoratori con quelli generali del Paese». Pure il segretario Ugl Polverini considera «adeguata» la scelta del ddl delega.

L’unico risultato concreto di Epifani e del «pasdaran» Fiom Cremaschi (per lui la riforma è un «atto fascista») è stato tirarsi un Pd allo sbando. Eccettuati Ichino e Bersani, gli altri, inclusi Letta e Bindi, hanno criticato il governo. E pensare che una volta era il sindacato a essere la «cinghia di trasmissione» del partito...

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