L’ira di Veltroni sul poster padano. Ma è un falso

RomaUn profilo sul social network Facebook intestato alla «Lega Nord Mirano», il solito giro di «amici virtuali» (circa 400, ma destinati a calare) tra cui politici di primo piano del Carroccio. E una foto, che sembra messa apposta per creare polemica: sotto il logo della Lega, una demenziale scritta in rosso: «Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa». Tanto per cambiare, Fb fa notizia. E tanto per cambiare la polemica d’origine telematica finisce per investire la Lega Nord. Qualche giorno fa era stato Renzo Bossi, il figlio di Umberto, a farsi pizzicare dall’Arci dopo aver avuto la brillante idea di far apparire il gioco «rimbalza il clandestino» sulla sua pagina nel popolare social network. Nemmeno il tempo di far calmare le acque e ieri mattina arriva il bis. Stavolta tocca a Walter Veltroni, altro utente della prima ora di Facebook, provare a sollevare il presunto caso, raccontando che quella frase letta «su un manifesto con il simbolo della Lega» è «inaccettabile» e «contraria a ogni forma di civiltà, prima ancora che alla nostra storia e alla nostra tradizione di emigranti». «Chiederò al ministro degli Interni Maroni di adoperarsi perché venga immediatamente cancellato», ha concluso l’ex segretario del Pd.
Senonché, detto che quel «manifesto» sarebbe un falso mai stampato dalla Lega, l’Arci che già aveva sollevato la querelle sul giochino di Renzo Bossi annuncia di voler presentare un esposto in procura contro il Senatùr e contro il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Roberto Cota. Entrambi «rei», appunto, di aver accettato la richiesta di amicizia della sedicente «Lega Nord Mirano. Lo stesso leader del Carroccio Umberto Bossi ha negato che la pagina provenga dal suo partito. «Non è roba della Lega», il popolo del movimento «è troppo intelligente».
Cota, che ha ritirato la sua concessione di «amicizia» alla pseudosezione razzista, ha replicato parlando di «circuito mediatico impazzito, che si muove con la complicità di chi gioca a mistificare la realtà». «L’amicizia su Facebook si dà in buona fede a centinaia di soggetti ogni giorno e non si può in alcun modo essere responsabili delle condotte altrui», ha spiegato il presidente dei deputati leghisti, che spiega come anche Bossi si cancellerà presto dall’elenco degli amici dei presunti leghisti miranesi. Presunti nemmeno troppo, secondo Cota. «Siamo di fronte a una truffa, perché qualcuno si è spacciato per leghista, intestando una pagina Facebook a una sezione della Lega che abbiamo verificato non corrispondere». E naturalmente anche il manifesto è una «patacca». D’altra parte, quell’immagine potrebbe essere stata cambiata dopo aver incassato il sì dagli «amici».


Intanto l’improvvisa popolarità ha fatto impennare le visite al profilo «incriminato», ieri tempestato di insulti «bipartisan»: da una parte quelli dei militanti leghisti infuriati per questa «contraffazione e diffamazione», che invitavano il creatore della pagina a cancellare l’immagine, e dall’altra quelli degli utenti del social network, ignari della beffa, ma indignati per l’invito a torturare i clandestini.

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