L’ira di Zyuganov: mai a Roma la salma di Lenin

nostro inviato a Mosca

Trasferire la salma di Lenin? Non se ne parla proprio. Il giorno dopo la battuta di Diliberto su un eventuale trasferimento a Roma del corpo mummificato del padre della Rivoluzione d’Ottobre, il compagno Ghennady Zyuganov mette fine a qualunque speculazione; anche a quelle scherzose.
Vladimir Ilic non si tocca. Riposa nel mausoleo sulla piazza Rossa e lì deve restare. D’altronde Zyuganov, in quanto leader del Partito comunista russo, erede del Pc sovietico, è un’autorità in materia. Interpellato dai giornalisti italiani, dice di non essere al corrente della frase pronunciata due giorni fa dal capo del Partito dei comunisti italiani. E comunque non vuole saperne nulla.
«La legge prevede che il trasferimento di una salma possa essere autorizzato solo dai parenti del defunto», dichiara. E lui i parenti li ha consultati poco tempo fa, non solo quelli di Lenin (gli resta una nipote), ma anche degli altri eroi sovietici sepolti sulla piazza Rossa. Il responso è stato unanime: devono restare lì.
Putin s’illude se davvero pensa di indire un referendum per far decidere al popolo il destino della salma del grande rivoluzionario. «Il mio partito ha consultato decine di migliaia di persone in tutto il Paese e nessuno ha avuto dubbi - s’infiamma Ghennady - Lenin fa parte della memoria storica della Russia».
Tutto rientrato, dunque.

Con buona pace di quel buontempone di Diliberto e dei tanti politici che in Italia l’hanno preso sul serio, scandalizzandosi. Nessuno scambio in vista: la Russia si tiene il padre imbalsamato della Rivoluzione d’Ottobre. E noi il compagno Oliviero.

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