L’Iran attacca l’Europa: basta complotti, non immischiatevi nei nostri affari

Convocati gli ambasciatori dei Ventisette, Londra accusata di aver inviato agenti segreti. Retate di giornalisti, a Teheran continuano le manifestazioni

L’Iran attacca l’Europa: basta complotti, non immischiatevi nei nostri affari

Da una Teheran lontana come la Luna (non fosse per foto e video immessi a proprio rischio su internet dai blogger, dalla capitale dell’Iran epicentro di una ribellione contro il regime teocratico non filtrerebbe nulla) arrivano le minacce e le accuse all’Europa che si permette di protestare e criticare: non v’immischiate nei nostri affari e non complottate contro di noi, ha detto ieri il ministro degli Esteri Mottaki agli ambasciatori dei Ventisette.
La pesante offensiva contro i giornalisti iraniani e stranieri rende arduo controllare la veridicità delle informazioni che riescono in qualche modo a passare: ieri ad esempio sono state date al corrispondente della Bbc 24 ore per lasciare l’Iran e complessivamente, secondo Reporters Sans Frontieres, sono almeno 23 i giornalisti arrestati, tra cui un collaboratore del settimanale americano Newsweek.
Dopo le decine di morti nelle strade, vittime della violenza bestiale delle forze di sicurezza in un sabato nero, ieri sembrava regnare una sorta di calma forzata. Erano comunque ancora visibili i segni della battaglia nonostante le strade fossero state ripulite all’alba. Sull’asfalto, raccontano i testimoni, vi sono ovunque tracce degli incendi appiccati ai cassonetti dai manifestanti. Gli scontri più violenti di sabato sono divampati nella zona di piazza della Rivoluzione, dove migliaia di persone si erano riunite nonostante i divieti per sfilare in corteo. La polizia li aspettava però in forze e li ha costretti a disperdersi: gli incidenti sono continuati fino a mezzanotte. Chi era presente ha raccontato che i dimostranti venivano inseguiti fin nei vicoli, dove non poche famiglie hanno aperto le porte per offrire rifugio.
Anche ieri, per l’ottavo giorno consecutivo, le proteste non si sarebbero comunque fermate, mentre Mir Hossein Moussavi, il candidato la cui dubbia sconfitta nelle presidenziali del 12 giugno ha scatenato proteste e violenze, ha scritto sul proprio sito web che protestare contro le frodi è un diritto del popolo: «Oggi siamo in lutto per le vittime, vi chiedo di rimanere calmi». Non sono filtrate immagini di violenze, né si sa di nuove vittime, ma un filmato amatoriale comparso su YouTube con la data di ieri mostra una grande folla mentre marcia in un viale imprecisato del centro di Teheran. Il sonoro restituisce all’ascolto le grida incessanti: «Morte al dittatore», «Non abbiate paura, siamo uniti». Non è chiaro se si tratti della folla di cinquantamila dimostranti che secondo un blog di Twitter dedicato all’Iran ieri sarebbe sfilata davanti alla sede dell’Onu nello Shahrzad Boulevard. L’emittente americana Cnn riferisce inoltre di un’altra manifestazione presso l’Università Azad, nella parte sud della capitale. Infine la testimonianza della televisione Al Jazeera International, che riferisce di una situazione «molto diversa da quella di sabato», con solo manifestazioni minori, pacifiche e silenziose, alcune «con candele», alla presenza di massicci schieramenti di polizia. In serata è però giunta notizia di spari in due quartieri settentrionali di Teheran.
Continuano intanto sia la sotterranea battaglia politica ai vertici della teocrazia iraniana, sia l’offensiva diplomatica verso l’Europa e gli Stati Uniti, accusati di intromettersi nelle vicende interne dell’Iran. Le autorità iraniane cercano di attribuire agli stranieri la responsabilità dei disordini. La televisione di Stato dà notizia di arresti di membri dei Mujaheddin del Popolo, gruppo armato di sinistra che vuole il rovesciamento con la forza del regime islamico e sostiene che fossero stati addestrati all’estero.

Gli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Ue sono stati convocati al ministero degli Esteri per una reprimenda contro l’atteggiamento dei rispettivi governi. Durissime, in particolare, le accuse rivolte a Londra: avrebbe addirittura gestito un complotto ordito nell’arco di due anni, inviando in Iran agenti segreti.

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