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L’Iran: c’è un altro impianto atomico. L’ira di Obama

Un nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio: segreto e di evidente destinazione militare. A Pittsburgh, dove è in corso il vertice G20, il presidente americano Obama denuncia apertamente, insieme con la Francia e la Gran Bretagna, l’inganno portato avanti dall’Iran e chiede immediate ispezioni dell’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica che fa capo all’Onu. Gli fa eco il presidente francese Sarkozy, che minaccia nuove sanzioni contro Teheran se «entro dicembre» non si sarà messa in regola.
Paradossalmente, sono stati proprio gli iraniani a rendere nota al mondo l’esistenza di un loro secondo impianto segreto: lo hanno fatto lunedì scorso con una lettera alla sede viennese dell’Aiea, nella quale si parlava, senza entrare in dettagli, di «un nuovo impianto pilota, in fase di costruzione, per l’arricchimento dell’uranio». Evidentemente a Teheran si erano accorti che lo spionaggio occidentale era venuto a conoscenza delle attività clandestine nella base militare che sorge nei pressi della città santa sciita di Qom.
A quel punto, Obama, Sarkozy e il premier britannico Brown hanno deciso che fosse giunto il momento di denunciare «il nuovo tentativo dell’Iran di ingannare la comunità internazionale». «L’Iran sta violando le norme che tutti i Paesi devono seguire - ha detto a Pittsburgh Obama con i colleghi europei al fianco -. È tempo di agire, le leggi internazionali non possono diventare vuote promesse». «Se nell’incontro del primo ottobre l’Iran non sarà chiaro si troverà su un sentiero che porta a un confronto». Obama non ha escluso l’opzione militare anche se ha ribadito di preferire una soluzione diplomatica.
Il presidente ha rivelato che gli Stati Uniti seguivano da anni la costruzione dell’impianto, con l’aiuto delle intelligence britannica e francese. «Volevamo accumulare prove inconfutabili - ha spiegato un alto funzionario della Casa Bianca -. L’impianto non era ancora operativo ma lo sarebbe diventato entro pochi mesi. Era progettato per ospitare circa tremila centrifughe. Gli impianti per la produzione di energia pacifica richiedono quantità maggiori di centrifughe: è evidente la destinazione militare. L’Iran avrebbe potuto produrre materiale nucleare per un ordigno o due all’anno».
A questo punto l’incontro di giovedì prossimo a Ginevra tra gli iraniani e i rappresentanti del 5+1 (le cinque potenze atomiche più la Germania) diventa fondamentale: Teheran dovrà dire la verità sul suo programma nucleare. Ieri sera anche il presidente russo Medvedev ha detto che l’Iran ha violato le risoluzioni dell’Onu. Il governo italiano si è unito alla condanna pronunciata a Pittsburgh e di questo Obama lo ha ringraziato. E Ahmadinejad? Ha negato che il programma iraniano abbia dei segreti e ha assicurato che il secondo impianto opererà secondo le regole dell’Aiea, di cui «l’Iran non teme gli ispettori». E ha concluso con un’oscura minaccia: Obama e compagni se ne pentiranno.

Nelle stesse ore anche Osama Bin Laden minacciava gli europei con un messaggio registrato: via dall’Afghanistan o saranno guai.

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