L’Iran rilancia: «Ebrei criminali»

Convinto che la sua esibizione alla Conferenza Onu sul razzismo di Ginevra sia stata un trionfo, Mahmud Ahmadinejad rilancia. Il presidente dell’Iran - certamente anche guardando al fronte interno, cioè a quelle elezioni presidenziali nelle quali ha come avversario più temibile il candidato moderato Mir-Hossein Mussavi, ex primo ministro - è tornato ad attaccare Israele.
L’occasione gliel’ha fornita una conferenza a Teheran sul «genocidio» israeliano a Gaza. Ahmadinejad, ripreso dalla televisione, è intervenuto affermando davanti a una platea di procuratori generali dei Paesi della Conferenza islamica che 25 «criminali di guerra sionisti» dovrebbero essere processati per «atti di brutalità» e «pulizia etnica». In precedenza l’Iran aveva annunciato di essersi rivolto all’Interpol a questo scopo.
Paradossalmente, l’auspicio di Ahmadinejad è stato raccolto proprio in uno dei Paesi europei che ha preso più nettamente le distanze dalle parole incendiarie da lui pronunciate a Ginevra: la Norvegia. Un gruppo di avvocati norvegesi ha infatti intentato una causa per «crimini di guerra» e «violazione dei diritti umani» a carico di dieci alti responsabili di governo e militari israeliani che hanno svolto un ruolo nell’operazione Piombo Fuso a Gaza: tra loro l’ex primo ministro Ehud Olmert, l’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni e quello della Difesa Ehud Barak. Il procuratore generale di Oslo ha confermato di avere ricevuto la denuncia e si è limitato a dire che questa sarà valutata prima di una sua eventuale trasmissione alla polizia per l’apertura di un’inchiesta.
Ahmadinejad non ha soltanto attaccato Israele, ma ha anche criticato il presidente americano Barack Obama, che a suo dire ha sbagliato a non partecipare alla Conferenza di Ginevra «per dimostrare che le politiche degli Stati Uniti sono davvero cambiate». Al tempo stesso il presidente iraniano si è detto pronto a «colloqui costruttivi» con le grandi potenze sul suo controverso programma nucleare, purché non si pretenda dall’Iran una rinuncia allo sviluppo dell’energia atomica.


Forse anche queste ultime prese di posizione hanno spinto il segretario di Stato americano Hillary Clinton a una dichiarazione insolitamente dura: «Stiamo preparando il terreno per quel genere di sanzioni molto dure in grado di mettere in ginocchio (l’Iran) che potrebbero rivelarsi necessarie nel caso che le nostre offerte siano respinte o il negoziato non abbia successo o si riveli inconcludente». Il «trionfatore» di Ginevra è stato avvisato: Obama non è disposto a farsi prendere in giro.

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