LIran rompe con lUe: ripartiamo col nucleare
1 Agosto 2005 - 00:00Arrestato un negoziatore iraniano «troppo morbido» con gli europei
Gian Micalessin
A guardarla con occhi ingenui sembra una recita dellassurdo. LIran, sospettato dinseguire un programma segreto per la costruzione darmi nucleari, minacciato di sanzioni dellOnu e forse anche da un blitz americano o israeliano fa di tutto per mettersi nella posizione più indifendibile. Con un diktat che sembra un harakiri rompe i ponti con lEuropa e annuncia la ripresa da oggi di quel programma darricchimento delluranio considerato dagli esperti il primo passo verso gli armamenti nucleari. «Il limite per la sospensione dellattività è scaduto, la nostra opinione pubblica non può attendere oltre» ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Hamid Reza Asefi annunciando la notifica entro oggi alla Agenzia internazionale per lenergia atomica (Aiea) della ripresa della produzione di combustibile nucleare. Lattività riguarda per ora gli impianti intorno alla quasi terminata centrale nucleare di Isfahan dove luranio passato allo stato gassoso viene trasformato in combustibile nucleare per i due reattori. Il procedimento non è sufficiente a innescare unesplosione nucleare, ma è considerato un primo passo verso lattivazione delle centrifughe, situate in altre installazioni segrete, in grado invece di raggiungere il livello di arricchimento necessario per usi bellici.
«È un passo inutile e dannoso per lIran», fa notare il responsabile della politica estera europea Javier Solana in una lettera indirizzata a Hassan Rowhani, linfluente capo della delegazione iraniana incaricata dei negoziati con gli europei. Londra, presidente di turno dellUnione europea, pretende da Teheran «chiarimenti sulle sue intenzioni» e chiede la fine di «ogni mossa unilaterale suscettibile di rendere assai difficile la continuazione dei negoziati» condotti dallUnione europea.
Lo scorso novembre, mentre Washington minacciava di portare il caso davanti al Consiglio di Sicurezza dellOnu e non escludeva unoperazione armata, lEuropa si propose come mediatrice tramite Berlino, Londra e Parigi. Il pacchetto di concessioni politico-economiche promesse in cambio di un blocco totale del processo di arricchimento delluranio era atteso da qui a una settimana. Il nuovo diktat punterebbe proprio a evitare la sua presentazione ufficiale. Teheran sembra quasi temere di dover rifiutare unofferta assai generosa o, secondo alcuni, non vuole far attribuire al presidente entrante Mahmoud Ahmadinejad, il cui insediamento è previsto per la prossima settimana, la responsabilità del grande rifiuto.
Ad aumentare i sospetti di una mossa ultraconservatrice per vanificare la mediazione europea concorrono altri due elementi. Il primo è la comparsa sullagenzia di stampa iraniana, ancora in mani progressiste, di una lettera del capo negoziatore Rowhani al presidente uscente Mohammad Khatami in cui si annuncerebbe la promessa europea duna sorta di patto di non aggressione in cambio della rinuncia a ogni attività di proliferazione nucleare. La proposta includerebbe «garanzie riguardo lintegrità, lindipendenza e la sovranità nazionale dellIran». Rohwani è assai vicino a Hashemi Rafsanjani, lex presidente sconfitto alle presidenziali dal fondamentalista Ahmadinejad. Le rivelazioni di Rohwani sulla generosa offerta europea fanno pensare a un braccio di ferro tra il blocco conservatore moderato e gli oltranzisti decisi a lanciarsi nella contrapposizione frontale con gli Stati Uniti. Ad accrescere i timori di duro scontro interno contribuisce la notizia dellarresto di Cyrus Nasseri, uomo di punta delle delegazione di Rowhani nelle trattativa con gli europei. Nasseri, secondo quanto annunciato dal sito internet Baztab, sarebbe stato arrestato perché coinvolto in una complessa operazione finanziaria che puntava a garantire lassegnazione di un grosso contratto nel settore degli idrocarburi a un consorzio partecipato da quella società americana Halliburton guidata, a suo tempo, dal vicepresidente Usa Dick Cheney. Il sito non spiega come una società specializzata nelle forniture al Pentagono possa aggirare lembargo di Washington, ma fa capire che il siluramento di uno dei negoziatori con lEuropa rientra nella guerra dichiarata dal falco Ahmadinejad a tutti i fedelissimi di Rafsanjani.
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