Alberto Toscano
da Parigi
«Parigi, che sembrava destinata a essere la colonna vertebrale dell'Unifil nuova maniera, non ha commentato le dichiarazioni del primo ministro israeliano Ehud Olmert, secondo cui tale ruolo potrebbe essere svolto dall'Italia», dice la radio pubblica France Info nel sintetizzare l'imbarazzo del presidente Jacques Chirac e del governo di fronte a quello che si prospetta sempre più come il dilemma libanese: mantenere il comando delle truppe Onu in Libano, al prezzo di mandare migliaia di uomini, o inviare pochi soldati al prezzo di perdere il comando? Tutti incalzano Chirac, che per ora si è limitato a mandare in Libano 200 militari francesi in aggiunta a quelli (altri 200) già presenti nell'Unifil vecchia maniera. Ben pochi, visto che l'Unifil del futuro deve arrivare - in base alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza - a 15 mila uomini.
Il mondo intero fa pressioni su Parigi. Olmert ha ipotizzato un comando italiano dell'Unifil e ieri una portavoce del ministero degli Esteri, Agnès Romatet-Espagne, si è vista chiedere un commento a questa mossa israeliana. La sua risposta avrebbe potuto difficilmente essere più imbarazzata: «La composizione della forza Unifil non è ancora stata decisa in modo definitivo. Le consultazioni stanno proseguendo e noi siamo in contatto con tutti i partners europei, inclusa l'Italia». Circola un'ipotesi: quella che in realtà Parigi stia prendendo tempo nel timore di uno scenario per certi aspetti catastrofico: quello che gli hezbollah, essendo fortemente influenzati dagli iraniani, si mettano a colpire le forze francesi in Libano finché la Francia non si rassegnerà a dare il suo via libera ai programmi nucleari di Teheran. Uno scenario che farebbe attualmente paura anche ai tedeschi, impegnati come i francesi e i britannici nella mediazione internazionale per risolvere il problema del nucleare iraniano.
Questo intricato contesto internazionale sarà al centro delle conversazioni di venerdì a Parigi tra il presidente Chirac e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ieri quest'ultima ha invitato la comunità internazionale a far «partire rapidamente» almeno una parte delle truppe destinate a garantire la pace nel Libano meridionale. «La situazione è molto fragile e questa fragilità non va messa alla prova troppo a lungo», ha detto la Merkel. Una messa a punto della posizione europea dovrebbe essere fatta nel vertice Ue, che si terrà domani a Bruxelles proprio su richiesta di Parigi. Poi, venerdì, Chirac e la Merkel ne riparleranno allEliseo. La Germania sembra comunque avere modificato la propria posizione: ieri sera, il ministro della Difesa italiano, Arturo Parisi, ha detto di essere stato informato dal collega di Berlino, Franz Joseph Jung, di «una partecipazione significativa» del suo Paese nella prossima missione dellOnu in Libano. Jung, ha aggiunto Parisi, ha manifestato «il favore con il quale il governo tedesco guarda allipotesi, da più parti avanzata, affinché la forza multinazionale dellOnu in Libano possa essere guidata dallItalia».
In questo momento tutti sembrano esercitare pressioni su Chirac e Parigi si trova al centro di un intenso dialogo internazionale a proposito della futura Unifil. Il ministro degli Esteri israeliano, signora Tzipi Livni, giunge stasera a Parigi, dove incontrerà il premier Dominique de Villepin, il ministro degli Esteri Philippe Douste-Blazy e il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy. Entro la settimana è prevista anche una visita della Livni a Roma. Le pressioni su Parigi includono anche quelle del presidente americano George W. Bush, che ha sollecitato ieri un «rapido invio» del contingente multinazionale in Libano, sulla base della risoluzione Onu, e del segretario generale del Palazzo di Vetro, Kofi Annan, che vorrebbe un maggiore impegno della Francia.
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