L’isola felice (che non c’è)

Dopo il secondo gol di Bresciano ho visto l’immagine che descrive emblematicamente il momento della Sampdoria. Dalla tribuna un tifoso si è alzato, ha lanciato il suo abbonamento verso il campo, in direzione della panchina di Mazzarri, ed è uscito dallo stadio. Un gesto effettuato da uno ma pensato da tanti, vista l’ennesima tragica prestazione di una squadra che, al giro di boa di questa stagione, ha convinto il suo pubblico in non più di due partite, tra campionato e Coppa Uefa. Da oggi addio pensieri di rincorse magiche, cavalcate trionfali sulla scia di quello che è stato il girone di ritorno dello scorso campionato. Ci sono troppi problemi in questa squadra. Un gruppo che non segue più il suo allenatore ed un allenatore che non riesce più a trasmettere la sua identità alla squadra. Venti punti, solo cinque squadre dietro di noi, un girone di ritorno che inizierà per forza in salita con la sfida di Milano all’Inter e poi, a Genova, contro la Lazio. L’acquisto di gennaio, Pazzini, è arrivato e nei primi novanta minuti non ha certo lasciato il segno. Ovvio che dalla società non possiamo aspettarci di più, anche perché nessuno si aspettava che desse quello che ha dato. In tutto questo c’è una tifoseria ormai depressa che ad un’altra scandalosa prestazione aveva risposto alla squadra con timidi fischi.

La richiesta di Cassano di smetterla è stata veramente irridente, portando poi i tifosi fuori dagli spogliatoi. Difficile dare torto al pubblico, c’è bisogno che qualcuno si renda conto che questa isola non può essere felice in qualunque situazione.

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