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L’Italia all’appuntamento con la storia. Per un posto tra le magnifiche 8

Operazione 2 ottobre. Il mondiale di rugby dura un mese e mezzo, tempo necessario per spalmare le fatiche delle venti squadre in campo, ma per noi italiani conta una data sola, quella del primo sabato di ottobre quando all’Otago Stadium, a Dunedin, nell'isola del sud, terra di pinguini e di speranze, l’Italia del ct uscente Nick Mallett affronterà l’Irlanda, una delle nobili britanniche, nella partita che sulla carta dovrebbe decidere lo storico accesso degli azzurri ai quarti di finale, oppure segnare anche questa volta la linea di confine tra chi è ammesso al banchetto del grande rugby e chi deve stare eternamente tra i paria.
Insomma, è la solita storia: quattro anni fa a Saint Etienne fu la Scozia a vietarci la soddisfazione di entrare tra le prime otto, quest’anno sarà un’altra britannica a farci il test fatidico: un’Irlanda che ci è generalmente più indigesta degli scozzesi, visto che l’abbiamo battuta solo in qualche sfida amichevole, ma che nel Sei nazioni ci ha sempre sbarrato il passo, fino alla clamorosa occasione sprecata quest’anno al Flaminio quando un drop di O’Gara a tre minuti dal termine ci strozzò ogni urlo in gola.
La storia dell’Italia ai mondiali (se si esclude la terrificante partecipazione del ’99) è fatta sempre di piccole illusioni e di amare realtà. Fin dalla prima edizione, proprio qui in Nuova Zelanda, nell’87, quando la vittoria sulle Figi non fu sufficiente a farci scavalcare l’ostacolo del primo turno e fummo eliminati per differenza mete. Fino al 2007, quando la Scozia non si dimostrò la solita vittima sacrificale e ci mandò a casa con le cornamuse nel sacco.
Adesso però il passaggio del turno non può essere più un optional. La nostra nazionale fatta di molti professionisti che giocano in campionati importanti, di tanti naturalizzati che ci fanno perdere un po’ di verginità azzurra ma dovrebbero almeno darci un po’ di peso internazionale, di gente che ormai è abituata da anni a confrontarsi regolarmente con le migliori scuole del mondo, deve mettere i quarti di finale come obbiettivo minimo. L’Irlanda è forte (anche se non è più quella del grande slam di un paio d’anni fa) ma non è su un altro pianeta.
Nick Mallett (nella foto) infonderà agli azzurri tutto l’orgoglio che lo sta sostenendo in questa avventura agli antipodi: il ct vuole lasciare la panchina azzurra regalando alla federazione mille rimpianti. Andare a un mondiale con un tecnico già dimissionato può essere pericoloso, ma l’autorevolezza del personaggio non dovrebbe lasciare spazio a distrazioni e cali di tensione.
Cominciamo questa notte con l’Australia (alle 5.30 italiane, diretta SkySport2), forse la principale candidata al titolo, e proprio i Wallabies hanno dato una misura del valore della nostra nazionale: i canguri saranno subito in campo con la squadra più forte, nessuna pretattica, nessun risparmio. Uscire a testa alta da questa sfida sarebbe la ricetta migliore per andare a cucinare gli irlandesi il 2 ottobre.

Altrimenti ci toccherà tornare ancora una volta dalla porta di servizio.

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