Si parte con Alex Schwazer e si arriva
Chissà dove? Chissà dove ci porterà lItalia dellatletica? Per ora a Barcellona, stadio del Montjuic che ha quasi centanni di storia (lo costruirono nel 1929) ed ha conosciuto olimpiadi e mondiali. Oggi gli toccano gli europei dellatletica, che sono alla ventesima edizione ma fanno novità per la Spagna. Ormai il movimento europeo non è più caviale, al massimo un succedaneo. Il caviale lo portano lAfrica e le Americhe. Questa è latletica che sopravvive con visi pallidi, in tutti i sensi. Ma, almeno, farà assaporare quellaria di libertà (sportiva) che Africa e Americhe talvolta ti negano. La prepotenza africana nel mezzofondo, per esempio, ha depresso il resto del mondo, più che invitarlo alla sfida.
La nostra sarà lItalia dei soliti noti. Ma non lItalia del calcio. E neppure quella della scherma. Insomma non lItalia della delusione perfetta e nemmeno quella che ti fa mostrar i muscoli. Vincere medaglie nellatletica è molto più difficile che nella gran parte degli altri sport. Lultima volta (Goteborg 2006) gli azzurri ne raccolsero tre: gli ori di Howe (lungo) e Baldini (maratona) e il bronzo della Rigaudo nella marcia. Fu un minimo garantito. Ma stavolta sarebbe già un benvenuto. Senza dimenticare che il medagliere azzurro conta 107 podi (34 ori) e mai è rimasto allasciutto.
Ecco, siamo allItalia dei soliti noti e delle solite note e qui non sintendano belle ragazze. Belle ragazze certo, in tal senso ci meritiamo una coroncina: la martellista Silvia Salis, la velocista Manuela Levorato, e la quattrocentista cubana naturalizzata Libania Grenot, tirano il gruppo. Ma nel resto lItalia zoppica.
Siamo alla solita storia: ci devessere un miracolo italiano per godere e un realismo nazionale per capire. Questa è unestate da resa dei conti: nel pallone cè voluta una bella musata per capire chi siamo e dove andiamo. Solo i qualunquisti del tifo mascherato da opinionismo, potevano pensare di cantare linno fin sul podio. Poi ci siamo rigenerati con i cannibali della scherma: Valentina Vezzali è unatleta straordinaria, Andrea Baldini oro puro, la scuola azzurra invidiabile e invidiata, ma atletica e nuoto sono in balia di un mondo molto più grande. Il movimento delle pedane non apprezza mai questo distinguo, ma parlano storia e fatti.
Ecco allora che questi europei di atletica e quelli prossimi del nuoto (4-15 agosto a Budapest) ci diranno chi siamo e dove andiamo nelle materie più difficili. E forse non è un caso che sia sempre unItalia in rosa a trascinare lesercito: Vezzali nella scherma, Federica Pellegrini nel nuoto, qui Antonietta di Martino farà la parte sua nel salto in alto, forse la gara di valore quasi assoluto fra quelle che vedremo da domani (oggi la cerimonia inaugurale) e il 1° agosto.
Il nuoto prenderà le misure sul futuro: dietro alla regina cè un movimento in evoluzione, ma con poche cartucce e qualche disperso per vecchiaia (Rosolino). Latletica scoprirà quanto è immenso il mare. Alex Schwazer proverà la «doblete»: via domani mattina nella 20 km di marcia e raddoppio tre giorni più tardi nella 50 km. Nessuno ha mai conquistato due ori europei nelle gare di marcia, a lui basterebbero due medaglie. Andrew Howe difenderà il titolo, ma cercherà se stesso: quanto valgo, chi sono? Per andare sul podio servirà saltare 8,20 m. nel lungo. Per ora è fermo a m. 8,16 con problemi nella rincorsa. Laltro Baldini, Stefano, quello della maratona, quello delloro olimpico, inseguirà il tempo passato. La compagnia dei maratoneti è convinta di far raccolto e così la staffetta 4x100, che non ha velocisti di rango ma si è allenata nei cambi, un segreto vincente. Ci proverà Gibilisco nellasta e chissà mai che Donato dimostri di essere campione non solo nelle indoor.
Poi ci sarà lEuropa dei francesi e quella delle russe nelle gare di salto, lEuropa dei neri sprinter inglesi che si difenderanno dal jet bianco francese, lEuropa degli africani travestiti e quella della nouvelle vague tedesca. E, intanto, vediamo se il buongiorno si vede davvero dal mattino e domani Schwazer pianterà il tricolore.