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L’Italia guida la missione e rafforza il contingente

Alla base di Solbiate Olona cerimonia di saluto per i 780 nostri soldati in partenza verso Kabul

Carlo Sirtori

da Solbiate Olona (Varese)

Volti concentrati ma fiduciosi quelli visti ieri tra i militari, in maggioranza italiani, della base Nato di Solbiate Olona pronti a partire per l’Afghanistan. Cento di loro, a quest’ora, sono già arrivati a Kabul, dopo un volo notturno di sette ore a bordo di un C17 dell’aviazione Usa. Ma ieri mattina si trovavano ancora nei pressi di Varese dove si è tenuta, in concomitanza con l’inaugurazione della nuova palazzina del comando della Forza di pronto intervento della Nato (Nrdc), la cerimonia di saluto al contingente, composto in grandissima parte da italiani. Entro i primi di agosto salirà a un totale di 780 elementi il rinforzo inviato alle truppe che già si trovano in Afghanistan. Seicento di loro, tutti di nazionalità italiana, serviranno da supporto logistico; i restanti 180, tra cui 120 nostri connazionali, comporranno invece lo staff del Comando, vera e propria testa pensante della missione Isaf (International Security Assistance Force). Tale missione, che l’Onu ha affidato alla Nato, ha come obiettivo quello di aiutare il popolo afghano nella ricostruzione, non solo per le infrastrutture, ma anche per lo sviluppo politico e sociale. Tale missione sarà guidata nei prossimi nove mesi; un periodo cruciale, in quanto in settembre si terranno le elezioni parlamentari, quasi interamente da nostri militari. Su 8mila effettivi di 37 nazioni, Nato e no, impegnati nella missione sale a 2.200 il numero degli italiani. «Un impegno gravoso - afferma, non senza una punta di orgoglio, il capo di Stato maggiore generale Fraticelli - che costituisce, per l’Italia, la prima assunzione di piena responsabilità in un’operazione terrestre di così ampia portata». L’uomo che negli ultimi due anni ha preparato e traghettato l’Arma attraverso un cambiamento epocale, segnato dal passaggio dall’esercito di leva, scomparso lo scorso maggio, a quello professionale, ricorda come il nostro Paese sia al comando di ben tre delle quattro missioni Nato a cui partecipa: «Ci siamo, siamo sul campo», assicura. Certo, sia il capo di Stato maggiore che il generale Del Vecchio, che prenderà il comando delle operazioni in Afghanistan, sono consapevoli dei rischi a cui andranno incontro i nostri militari, soprattutto in un momento in cui le attività terroristiche e di guerriglia appaiono in crescita. «Solo i migliori partono in questi frangenti» ammonisce Fraticelli. E comunque, ricorda il generale Del Vecchio, le attuali regole d’ingaggio si sono fino ad ora rivelate efficaci, anche perché la popolazione ha capito il ruolo della missione Nato e desidera collaborare. Infatti, il contesto dell’Afghanistan, ci conferma un ufficiale che partirà in questi giorni, è diverso da quello dell’Irak: «Bisogna evitare generalizzazioni. L’ambito islamico non è un fattore sufficiente a fare paragoni». Insomma, il clima è di grande fiducia e l’orgoglio nazionale pare soddisfatto. Il sottosegretario alla Difesa on. Cicu e il generale Fraticelli hanno parlato entrambi, nel corso dei loro interventi, di «scommessa» per il nostro Paese.

L’auspicio è che sia vincente.

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