L’Italia di Monti finisce in serie B

La strage delle bocciature si abbatte sull’Europa. Colpiti Spagna, Austria e Portogallo. Francia declassata: duro colpo per Sarkò

L’Italia di Monti  finisce in serie B

Roma - Al Professore è stato concesso un solo giorno di respiro: il tempo di tornare dalla Germania e dall’incontro con la cancelliera Merkel; di riferire alle Camere dei passi avanti nell’accordo europeo sul patto di bilancio; di incassare il segnale positivo ventiquattr’ore di tregua sui mercati, di dimezzamento dei tassi all’asta dei Bot di giovedì e di calo dello spread.

Poi, ieri mattina, le prime voci funeste sull’ondata di declassamenti che Standard&Poor stava per far grandinare sull’Europa. E - per l’Italia di Mario Monti, dei tecnici, del loden e del risanamento - il fantasma lugubre ma concreto di venire retrocessa in serie B. Intorno alle 20 arriva la prima conferma, ancora ufficiosa: fonti della Ue, riportate da Bloomberg, dicono che il Belpaese scende di due gradini, da A a quota BBB+. Poco più tardi è il governo italiano a confermare. L’allarme rating gela i primi, timidi segnali di fiducia ricomparsi in settimana sui mercati continentali, anche grazie all’accelerazione sulle riforme impressa in Italia dal governo Monti. La strage di downgrading si abbatte su tutta Europa, e insanguina la campagna per le presidenziali francesi: a sera il ministro delle Finanze, François Baroin, deve confermare che il rating della Francia è stato declassato da AAA a AA+.

«Ma non è una catastrofe», cerca di ridimensionare. Lo stesso succede all’Austria, mentre a far compagnia all’Italia, nel livello medio-basso della scala di giudizio dell’agenzia americana, finirebbero Spagna e Portogallo. Graziata invece la tripla A della Germania, ed è proprio il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, a tentare di attutire il colpo che si abbatte su un euro già in grande difficoltà: «Nei mesi recenti - dice alla tv Rtl - abbiamo sempre più trovato una sintonia a livello mondiale sul fatto che non vanno sopravvalutati i giudizi delle agenzie di rating».

A Parigi, Sarkozy convoca un summit di emergenza all’Eliseo, e fa sapere che non ci sarà un terzo piano di rigore a causa del declassamento perché «non sono le agenzie di rating a dettare la politica della Francia», mentre intanto tutti i suoi concorrenti alle prossime presidenziali lo mettono sotto accusa: sua la colpa del «degrado morale, finanziario e sociale della Francia», picchiano duro i socialisti. In Italia, dove non ci sono elezioni alle porte, nessuno se la prende con Mario Monti, che ieri sera era blindato a Palazzo Chigi con il suo staff ad analizzare la situazione.

Da Pd e Pdl, invece, arrivano veementi attacchi ai criteri e ai tempi con cui le agenzie di rating fanno piovere i loro verdetti sui mercati. Durissimo il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto: «La credibilità delle società di rating è molto relativa per non dir di peggio», dice, e cita Alain Minc, l’economista francese consigliere del presidente Sarkozy: «Quelli di Standard&Poor sono gravi comportamenti perversi. Ci sembra assai probabile che, a parte ciò che riguarda i singoli Stati, gli interventi perversi hanno l’obiettivo di tenere basso l’euro».

Dal Pd, Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche, parla di «una vera e propria scorribanda sui mercati europei» da parte di S&P e attacca: «Non credo che l’Europa debba sopportare ancora queste intrusioni: è il tempo di una agenzia di valutazione europea. Il Pd lo chiede da tempo, spero che il governo Monti si attivi a Bruxelles per dare corpo ad una proposta largamente condivisa».

La notizia del downgrading dei debiti sovrani europei finisce al centro degli incontri che il premier ha avuto ieri pomeriggio con i rappresentanti dei partiti che sostengono il suo governo in Parlamento, per parlare di liberalizzazioni.

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, fa sapere di aver espresso a Monti un parere chiaro: la mossa di S&P colpisce l’Italia e la Francia, ma in realtà è soprattutto una «sconfessione della linea rigorista tedesca» seguita sin qui dalla Merkel e imposta all’intera Ue. Ora bisogna «cambiare registro: servono « politiche di crescita», le uniche a rendere sostenibile il debito, mentre altre manovre «non sono immaginabili» e «non possono essere chieste all’Italia».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica