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L’Italia non è "green", di chi è la colpa?

Dalla ricerca "Gli italiani, la Green Economy & Communication" risulta che la sensibilità ambientalistica degli italiani è in forte crescita ma non è alimentata dalle istituzioni

L’Italia non è "green", di chi è la colpa?

La parola Green è sulla bocca di tutti, ma cosa sanno davvero gli italiani della Green Economy e della Green Communication? Questa la domanda alla base della ricerca condotta da GfK-Eurisko per conto di UPA e AssoComunicazione, presentata il 10 novembre presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano. La ricerca ha previsto una prima fase esplorativa-qualitativa durante la quale sono state sottoposte una serie di domande a quindici gruppi a Milano, Roma, Salerno e Catania su giovani, singles, donne e uomini in età centrale e maturi non oltre i 64 anni. La seconda fase, estensiva- rappresentativa, ha invece previsto l’analisi di 1000 casi attraverso l’innovativo Pc Interattivo chiamato Dialogatore.

I risultati della ricerca, “Gli italiani, la Green Economy & Communication”, sono stati illustrati dal Presidente di GfK-Eurisko, Giuseppe Minoia che ha spiegato come la preoccupazione per l’ambiente occupa sempre più lo spazio mentale degli italiani, allo stesso livello dei problemi legati alla disoccupazione e in generale della crisi. I cambiamenti climatici e i loro effetti (stagioni impazzite, tropicalizzazione..) fanno paura, l’inquinamento dell’aria è percepito sulla pelle e nei polmoni e l’emergenza rifiuti è il tormentone non solo della regione Campania. Gli italiani si aspettano che prima di tutto vengano ridotti i consumi inutili, vengano soddisfatti i bisogni di ognuno senza però compromettere il futuro delle prossime generazioni e si aspettano che vengano introdotte delle tecnologie che lascino invariate le prestazioni ma consumino meno energie.

Dalla ricerca emerge dunque una crescente sensibilità ambientalista da parte degli italiani, in particolar modo al Nord, tra le donne dai 30 ed i 50 anni e i segmenti della popolazione culturalmente più attrezzati. Alla domanda però se l’Italia sia un Paese ambientalista la risposta è un secco NO: gli italiani sostiene Minoia mancano di una cultura ambientalista anche e soprattutto perché “chi dovrebbe dargliela, non gliela dà”. Sul banco degli imputati ci sono prima di tutto le istituzioni pubbliche – dallo Stato alle amministrazioni locali, indifferentemente – e i mezzi di comunicazione. “Troppo spesso”-sostiene Minoia- “l’ambiente viene visto, dai politici e dagli amministratori, semplicemente come un campo per le loro battaglie politiche: questa è la ragione per cui un giorno dicono una cosa e il giorno dopo l’esatto contrario”. Ugualmente si comportano i mezzi di comunicazione che non fanno altro che confondere i cittadini con campagne e servizi che non danno risposte reali alle loro domande.

E’ significativo infatti, ha proseguito Minoia, che il gruppo d’età che risulta essere più distante dai problemi ambientali, ma solo in apparenza, è quello dei giovani, che risentono delle grandi lacune nelle informazioni da parte della scuola, dei giornali, delle televisioni.

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