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L’Italia operaia batte la Slovenia e va in paradiso

Oscar Eleni

Serviva la maschera di ferro della difesa che livella la vita sul campo per battere il nostro miglior nemico, la Slovenia, che non mettevamo sotto dal giugno del 2001 e che Carlo Recalcati non aveva mai sconfitto. Per questa Italia - che ha già capito chi sono i pochi cicisbei del gruppo - era importante avere unghie e velocità nei rientri mentre il principino dei falchi Belinelli si svegliava fra i lillà regalandoci il nettare di 26 punti, suo record in azzurro, pur con medie di tiro normali (7 su 17) e Marconato ritrovava il piacere di prendere rimbalzi importanti (11) usando bene anche le manone per segnare da sotto (3 su 5) e una volta da 3, decisivo allo scadere del terzo quarto.
In alto i calici, bella gente, l’Italia del basket strappa maglie, palloni, se la gode con la sua divisa da lavoro, praticamente è già promossa alla fase di Seitama, ottavi di finale, quella in cui ci saremmo accontentati di arrivare anche come quarti nel girone, quella dove ci presenteremo come secondi del gruppo senza ancora conoscere davvero i limiti di una squadra che si affida alla pazienza del suo condottiero e non perde la fiducia, o la testa, anche quando, come ieri a Sapporo, si è trovata sotto di 14 punti all’inizio del 2° quarto, anche nel momento in cui sembrava che gli sloveni, a 4’ dalla fine, con Lakovic e Nesterovic, avessero ritrovato il filo smarrito nell’orribile terzo tempo, quello dove hanno segnato 13 punti in tutto, loro baciati dal talento, più alti, ma anche un po’ narcisi. Andare sotto 66-71 poteva essere fatale, ma Micione Charlie ha saputo leggere di nuovo negli occhi di quegli angeli dalla faccia sporca, dentro Garri che pareggia, dentro Soragna che a 1’11” dalla fine completa l’8-0 del sorpasso (74-71). Ancora un’unghiata e la Slovenia sarebbe stata ai piedi di Azzurra tenebra, quella che sotto la guida di un allenatore sornione, capace di non perdere la testa neppure in una terra di terremoti, in uno sport dove ti fanno passare per bollito dopo aver concesso ai giocatori di mettersi garofani all’occhiello e di non sporcarsi più le mani. In Nazionale la struttura del gruppo tecnico, medico, è così solida che tutto torna in ordine e se i quintetti di partenza mostrano la debolezza di fondo, poi ci pensa il gruppo dei corsari a sistemare le cose: Mordente, Rocca, Soragna, un Basile anche da 2 su 8 come ieri, Michelori, Di Bella, per la difesa del tesoro, aspettando i benedetti dal talento. Ieri Luca Garri ha fatto ancora cose importanti per orientare questa Italia, ma anche la Roma del futuro, Belinelli ha scoperto la purificazione nelle ortiche, ad un certo punto gli è venuta una contrattura alla schiena manipolata, sotto la panchina, davanti a giapponesine in estasi, dal mago Oggioni e da Galleani e poi ha mescolato bene, senza agitarsi (9 su 11 nei liberi), scoprendo di essere bravo abbastanza per meritarsi palloni importanti da giocare, ma rendendosi conto che ci sono ancora tante cose da imparare. E speriamo che nessuno lo faccia diventare troppo presto un principe sul pisello da venerare quando ancora gli mancano variazioni al tema offensivo necessarie per non farsi sfuggire le occasioni importanti. Il ragazzo sembra saggio, davanti ai giornalisti nasconde gli artigli, a domanda risponde come fanno i bravi figlioli, ma gli consigliamo di guardare bene i compagni corsari, non quelli che dormono o si sfiniscono al telefonino, quelli che per arrivare a questo mondiale hanno sputato sangue come diceva Peterson per certi suoi bassotti. Eccoci davanti alla seconda vittoria, la più importante. Oggi riposo, domani il Senegal, poi l’accoppiata Usa-Portorico pensando a che cosa succede nel girone C dal quale per gli ottavi ci potrebbe toccare una fra Lituania, Brasile o Australia che, viste da lontano, sembrano non irresistibili, ma guai a illudersi di avere già finito i tormenti come capita alle squadre nate per soffrire. L’obiettivo minimo è stato raggiunto, entrare nelle 16, ma i corsari sanno che non basterà ad accontentare tutti.

Allora, di notte, vadano loro a svegliare gli altri.

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