L’Italia è in piena recessione Ma l’Ue si fida ancora di Monti

RomaL’Europa sprofonda nella recessione, mentre la Germania stacca il dividendo del rigore e riparte lasciando al palo la Francia e, ancora di più, l’Italia. Non poteva esserci giornata più azzeccata per la colazione di lavoro dedicata alla crescita tra il premier Mario Monti e il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso. Due ore di faccia a faccia, dopo l’Ecofin, al quale hanno partecipato anche il ministro alle Politiche europee Enzo Moavero e il viceministro all’Economia Vittorio Grilli. Obiettivo, preparare le prossime tappe, non tirare le conclusioni. Quelle, forse, arriveranno con il Consiglio europeo di giugno.
La filosofia del piano è più o meno delineata: investimenti mirati per fare tornare a crescere l’economia e rendere competitivi i Paesi europei. E anche sugli strumenti c’è un consenso largo, in particolare sugli eurobond e poi sulla golden rule che esclude i costi di alcuni investimenti dal debito. Ricetta che va bene a tutti, resta da convincere il Paese che ha meno bisogno di tornare a crescere, la Germania. Per l’italia è invece un’emergenza. Già le previsioni della Commissione, la settimana scorsa, avevano descritto una situazione grave. Ieri le anticipazioni sul Pil del primo trimestre 2012, inferiori anche rispetto alle previsioni nere dei giorni scorsi, hanno dato di che discutere a Monti e Barroso. Tra gennaio e marzo, il prodotto interno lordo ha fatto un passo indietro dello 0,8% rispetto ai due trimestri precedenti che erano già fortemente negativi. Le previsioni erano dello 0,7%. Ancora meno favorevole il confronto con lo stesso trimestre del 2011: meno 1,3%. Per un dato così negativo bisogna tornare indietro al 2009.
Nemmeno la locomotiva tedesca riesce più a trainarci. Il Pil della Germania, dopo la frenata (-0,2%) dell’ultimo trimestre del 2011, nel primo trimestre 2012 è cresciuto dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Noi non seguiamo, visto che perdono soprattutto industria e servizi. Ma anche la Francia che ha avuto nel primo trimestre dell’anno crescita zero, sembra ormai staccata dalla locomotiva tedesca. Per non parlare della Grecia, meno 6,2% rispetto allo stesso trimestre del 2011.
Per l’Italia lo scenario è pessimo, ma non si discosta molto dalle previsioni che la stessa Commissione aveva fatto venerdì scorso. Anche ieri Barroso ha ribadito al premier che la Commissione ha piena fiducia nelle misure messe in campo per tenere sotto controllo i conti pubblici. Nessuna manovra aggiuntiva, quindi. Se invece la situazione in Grecia dovesse precipitare, il quadro cambierebbe radicalmente e anche una manovra da mezzo punto potrebbe rivelarsi insufficiente.
Monti, con la tre giorni europea, ha cercato comunque di dare un segnale tranquillizzante. L’incontro di ieri è stato interlocutorio ed è arrivato al termine di una serie di appuntamenti bilaterali con i paesi europei. Un lavoro di preparazione, condotto dal ministro Moavero, in funzione del G8 di Washington di questo fine settimana (lì la sfida è fare parlare la stessa lingua a tutti i paesi europei) e del vertice europeo straordinario del 23 maggio.
Tra i temi trattati, le ratifiche del fiscal compact. Appuntamento che preoccupa Bruxelles. Poi il rafforzamento del mercato interno e il bilancio europeo, che i contribuenti netti (cioè i paesi che pagano più contributi all’Unione di quanti aiuti europei incassino) vorrebbero orientare alla crescita. Poi le pressioni del governo Monti per gli eurobond e per escludere alcuni investimenti dal calcolo del deficit, limitando i benefici alla realizzazioni di interventi mirati, ad esempio a banda larga europea.
Sul tappeto anche una proposta che la vittoria di Hollande in Francia e il rafforzamento dell’Spd in Germania, hanno portato in cima all’agenda: la tassa sulle transazioni finanziarie nell’Ue.


Su queste misure c’è un consenso diffuso, tanto che la stessa Commissione, oggi presenterà un piano mirato alle «riforme strutturali e agli investimenti mirati», ma anche a «idee concrete e fattibili per ottenere risultati immediati o rapidi». Immediate perché lo stato dell’economia europea richiede misure a breve termine. Ma anche perché adesso ci sono le condizioni politiche per convincere Merkel.

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