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L’Italia torna all’atomo Al via quattro centrali con l’aiuto della Francia

RomaIl «know how» transalpino aiuterà il Bel paese a svegliarsi presto dal suo «lungo sonno», causato dal «fanatismo ideologico» della sinistra che lo portò ad abbandonare la strada dell’atomo. Adesso, assicura il premier, l’Italia si «adegua», perché «il futuro è nell’energia rinnovabile e nel nucleare». Il menù del bilaterale è ricco, ma è questo il piatto forte del vertice con la Francia. E a Villa Madama, dinanzi a un’ampia delegazione ministeriale, Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy siglano un patto importante, «storico» secondo l’inquilino dell’Eliseo.
Un Protocollo che getta le basi per una cooperazione in tutti i settori della filiera, ricerca, produzione e stoccaggio, per una «politica condivisa, paritetica e di lungo periodo». In sintonia con i due memorandum d’intesa tra i gruppi elettrici Enel e Edf (ad apporre le firme sono gli ad Fulvio Conti e Pierre Gadonneix), in cui si prevede pure la costruzione in joint venture, in Italia, di quattro centrali nucleari di terza generazione. Oltre alla compartecipazione al secondo reattore Epr di Penly, in Normandia.
«Due importanti accordi, cose concrete». Il primo passo - spiega il presidente del Consiglio in conferenza stampa, tenutasi all’interno di una tensostruttura allestita ad hoc - è l’ingresso «nel capitale, contribuendo alla realizzazione di centrali nucleari in altri Paesi». A seguire, «dovremo affrontare la loro realizzazione in Italia», che grazie a conoscenze ed esperienze francesi avverrà «in tempo limitato, risparmiando diversi anni». Ma il vantaggio sarebbe anche economico, dato che i nostri confinanti, puntualizza il premier, «hanno la possibilità di produrre l’80% del loro fabbisogno con il nucleare, che consente loro di pagare l’energia che consumano la metà di quanto la paghiamo noi».
Sarkozy, dal canto suo, assicura: «Noi proponiamo una partnership illimitata» e «vogliamo sviluppare insieme energia pulita». Di conseguenza, via libera a un «accordo storico anche per l’Europa». Un punto fermo, per il capo di Stato, convinto che «non si può pensare di ottemperare agli obblighi del 2020 solo con le fonti rinnovabili». Ecco perché «il gemellaggio tra Italia e Francia sul nucleare è un’ottima notizia» e «nessuno», avverte, «deve assolutamente porre veti a una decisione molto importante, fondamentale». L’obiettivo è dichiarato: «Vogliamo che diventi una questione europea», poiché rappresenta «la chiave dello sviluppo».
«Eravamo protagonisti del nucleare negli anni ’70 - rivendica inoltre Berlusconi - ma per il fanatismo ideologico di una parte politica abbiamo interrotto la costruzione di due centrali che erano vicine a essere completate». Archiviata la questione al centro del summit, il Cavaliere riferisce di «un’identica posizione», «condivisione pressoché totale» su molti temi, con l’intenzione di «aumentare le attività comuni».
Intanto, ipotesi di truppe congiunte italo-francesi - si pensa pure a una portaerei - nell’ambito della missione in Libano, e richiesta di una «nuova strategia della Nato» per «creare uno spazio comune con la Russia». Sul fronte trasporti, entro sei settimane bandi di gara per il valico del Fréjus e avviato un «cronoprogramma» per la Tav, «che consenta - spiega Altero Matteoli - già nei prossimi mesi la definizione del progetto della Torino-Lione».

In ambito scolastico, «riconoscimento reciproco e simultaneo dei propri esami di Stato», tra maturità italiana ed equivalente titolo di studio francese.

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