L’Italia della violenza gratuita

Piccoli delinquenti crescono. E in Francia si vuole correre ai ripari. A costo di abbassare l’età minima della responsabilità penale anche sotto i tredici anni e inasprire le pene per i minorenni che violano le regole del codice penale. Per ora la richiesta è stata fatta dal ministro della Giustizia Rachida Dati. L’ultima parola spetterà alla Commissione di riforma per l’ordinamento giudiziario risalente al 1945, fino ad ora orientato al trattamento educativo della delinquenza minorile.
Ma le indicazioni del Guardasigilli hanno il sapore di un ordine più che di un invito. «L’impossibilità di condannare a una pena un ragazzo che ha meno di 13 anni non è esente da critiche», ha dichiarato il titolare del dicastero che tenta, con una richiesta forte, di rassicurare l’opinione pubblica sempre più allarmata dal fenomeno delle baby gang. Anche a costo di inimicarsi la magistratura che punta sulle misure educative e non repressive per i minori. Il Guardasigilli replica alle critiche con la forza dei numeri. Nel 2007 il 18% degli autori di infrazioni alla legge erano dei minorenni. Inoltre, le condanne dei minori di 18 anni per violenze volontarie sono aumentate del 150% fra il 1997 e il 2006. Tra i minori di 13 anni, invece, crescono le infrazioni sessuali.

Così il ministro propone di personalizzare le pene in funzione delle fasce d’età: 10-13 anni, 13-16 e 16-18 anni, fascia da considerare come già adulta, quindi di appartenenza al diritto comune. Qui una breccia è stata aperta dalla legge sulla recidiva che permette di sopprimere l’attenuante dell’età quando il minore è un recidivo.

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