L’italiano che misurò per primo la pressione

diLo strumento per misurare la pressione arteriosa (sfigmomanometro) è stato diffuso in tutto il mondo grazie alla creatività di un medico italiano, Scipione Riva Rocci che non volle mai brevettare la sua invenzione e ne rifiutò ogni sfruttamento commerciale.
Questa apparecchiatura biomedicale, che accompagna ancora oggi il medico nella pratica semeiotica quotidiana, è fondamentale per il medico in quanto permette di conoscere la pressione arteriosa del paziente e di poter diagnosticare malattie come l'ipertensione, tra le più diffuse nel mondo occidentale.
Lo sfigmomanometro rileva la pressione arteriosa minima (diastolica) e quella massima (sistolica) con un meccanismo che varia a seconda del modello di apparecchio. Quelli più moderni sono elettronici, ma i più diffusi sono ancora oggi quelli che consentono l'uso della auscultazione dell'arteria brachiale mediante lo stetoscopio.
Dopo la scoperta nel 1733 della pressione del sangue fatta dall'inglese Stephen Hales, un primo tentativo di costruire uno strumento per misurarla era stato quello di Samuel Von Basch, ma è di Scipione Riva Rocci la messa a punto di un apparecchio semplice quanto scientificamente preciso al punto da venire velocemente adottato nel mondo da tutti i medici.
Scipione Riva Rocci nasce ad Almese, in provincia di Torino, il 7 agosto 1863, era figlio di un medico condotto. Dopo gli studi liceali si laurea in medicina nella regia università di Torino nel 1888, diviene assistente di Carlo Forlanini alla Clinica medica e docente di patologia medica.
Nel 1892 segue Forlanini all’Università di Pavia, dove partecipa alla messa a punto della tecnica del pneumotorace artificiale. Riva Rocci effettua in quegli anni studi sulla febbre, sul respiro, sulle intossicazioni gastriche, sulle malattie del ricambio.
Nel 1896 l'invenzione che segna una pietra miliare nella storia della medicina applicata: il primo strumento pratico per la misurazione della pressione arteriosa. Sulla Gazzetta medica di Torino numero 50-51 appare l'articolo di Riva Rocci con il titolo: «Un nuovo sfigmomanometro».
Seguendo le continue evoluzioni degli strumenti fino ad allora ideati per la misurazione della pressione sanguigna (gli sfigmomanometri, dal greco sphygmòs ovvero polso, pulsazione) Riva Rocci perfezionò quelli che erano stati i tentativi dei suoi colleghi. Descrive il comportamento dei fluidi, il concetto di pressione arteriosa e traccia l'evoluzione dello sfigmomanometro (dai tentativi del dottor Karl von Vierordt fino ai ritrovati del fisiologo Étienne Jules Marey). Il perfezionamento del nuovo sfigmomanometro a mercurio permette, come espresso nella nota, «di rilevare, colla massima precisione scientifica, non dei fenomeni naturali ma dei sintomi, cioè dati utilizzabili per la diagnosi, o per la prognosi, o per la cura delle malattie umane».


Il nuovo strumento conquistò l'Europa e gli Stati Uniti (dove il dottor Cushing, celebre neurochirurgo, ne introdusse l'impiego nella pratica senza esitazione). Dal 1900 al 1928 Riva Rocci è primario e direttore dell'ospedale di Varese e fonda l'Associazione medica varesina. Muore a Rapallo il 15 marzo 1937.

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