L’Italmoto ci regala i miliardari che sanno soffrire

M elandri settimo, Valentino ottavo, Capirossi quindicesimo. In fondo, sono loro il primo, il secondo e pure il terzo di questo Gp d’Olanda e della sofferenza. Non conta il vero vincitore anche se allunga in classifica e per il «dottore» malandato del mondiale sarà missione ancora più dura e difficile recuperare. No, stavolta là davanti importa poco, meglio invece guardare laggiù, nelle retrovie. Perché l’impresa dei tre italiani racconta qualcosa che va ben oltre il gesto agonistico dei nove punti messi in tasca da Marco, degli otto di Rossi, di quel piccolo e grandissimo punticino incassato dal dolorante Loris. Racconta di uomini miliardari a cui non si potrà mai affibbiare l’aggettivo «viziati». Cosa che invece avviene in altri ricchi sport: succede nel calcio, succede in F1, non succede nel moto mondo.
Per questo il podio vero e romantico è tutto loro e Valentino fa bene a dire ad Hayden, il trionfatore di ieri, il leader in classifica, che paura non gli fa e che il campionato resta aperto. Perché Valentino, rispetto ai suoi compagni di dolore già abituati a botte e fratture, ad Assen ha vinto qualcosa che ancora gli mancava e ora è più forte. A lui che aveva conquistato tutto senza mai farsi male, restava un solo Gp mai disputato: quello della sofferenza vera.

E l’ha conquistato.
«Per questo Valentino è felice», dirà il dottor Costa che i piloti li ripara e per questo, commosso, aggiungerà: «Quei tre ragazzi ci hanno scaraventato in un mondo pieno di frammenti di paradiso».

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