Cronaca locale

Lü Jia, la Cina all’Auditorium

Il musicista dirige Schoenberg e Brahms

Lü Jia, la Cina all’Auditorium

Piera Anna Franini

Lü Jia, da stasera (ore 20.30) all’Auditorium sui Navigli, appartiene alla falange, sempre più agguerrita, degli artisti del Levante. Musicisti che in un paio di generazioni hanno saputo appropriarsi del repertorio d’Occidente: diventato ormai una seconda pelle.
Qualche decennio fa non incutevano il minimo timore di competizione: volontà da vendere, zelo e disciplina ferrea compensavano una non proprio spiccata attitudine alla creatività, alla rielaborazione se non originale almeno autonoma. Ora, anche in musica, i cinesi stanno diventando estremamente concorrenziali. Lo stesso Riccardo Muti, in una nostra recente intervista, ha ricordato le cifre da capogiro, in Cina, nel settore della musica classica (milioni di insegnanti, pianisti, direttori d’orchestra...) e il fatto che «la Cina si riverserà su di noi sempre più ansiosa di assimilare la nostra cultura».
Perché alla fine, il copione, almeno al momento, è sempre lo stesso. L’alfabetizzazione avviene a casa propria, in conservatori che Jundi Li, pianista cinese d’alta classe, stima assai severi: «Da noi è più acceso lo spirito di competizione e il senso di disciplina, veramente ferrea. Anche i programmi di studio sono più rigidi, non c’è spazio per le scelte personali» ci ha confessato.
Studi pagati a duro prezzo come per Lang Lang, altro pianista con contratto in esclusiva per Deutsche Grammophon e carriera avviata: «I miei genitori hanno vissuto per otto anni in due città diverse: io ero a Pechino con mio padre che mi seguiva negli studi in Conservatorio, mentre mia madre era rimasta nell’altra città e lavorando provvedeva al mantenimento degli stud». Vicenda di un riscatto sociale che la Cina difende con orgoglio e sta rendendo pubblica, mettendola nero su bianco, con libri dedicati agli artisti emergenti (fra i titoli, Lang, il genio della tastiera). Per il lavoro di lima diventa poi inevitabile migrare verso l’Europa – in genere Germania, vicina alla Cina anche quando si tratta di pentagramma – o gli Usa.
Copione seguito anche da Lü Jia classe 1964, di Shanghai, anche lui da tempo ha conquistato il mercato musicale d’Occidente. Studi a Pechino e nel 1989 trasloco a Berlino. Ormai da sedici anni risiede in Italia. Qui è stato Direttore Principale dell’Orchestra Regionale della Toscana e fino all’anno scorso dell'Orchestra Sinfonica di Norrköping in Svezia (assieme alla Finlandia altro Paese musicalmente emergente).


Stasera, domani (ore 19.30) e domenica (ore 16) Lü Jia dirige l’Orchestra Sinfonica Verdi in un programma che affianca Verklärte Nacht op. 4 di Schoenberg al Concerto op. 102 di Brahms: violino Luca Santiello, violoncello (Gabriele Zanetti).

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