Eletti con sfibrante ritardo e con prove generali di disunione nellUnione i due presidenti di Camera e Senato, si è messa ieri in moto la gigantesca partita politica del Quirinale, per eleggere il successore di Ciampi che dovrà arbitrare la politica italiana per sette anni. La questione è partita in maniera dura e violenta, se si deve giudicare dal discorso di Fausto Bertinotti che si è rivolto a mezza Italia ignorando e disprezzando laltra e trattando leconomia in termini di scontro fra sfruttati e sfruttatori, cioè riportando lorologio della storia indietro di un secolo, quando a dire gravissime sciocchezze come questa era gente come il giovane agitatore socialista Benito Mussolini che guidava lestremismo con parole perfettamente traducibili in quelle bertinottiane. La questione, enorme, è quella di trovare un arbitro che garantisca tutti e in questo senso ieri Berlusconi ha proposto un metodo: che sia la metà del Paese allopposizione a proporre una rosa di candidati alla metà che si installa al governo ed ha proposto il nome di Gianni Letta. Il timore nel centrodestra è che le sinistre possano decidere di imporre Massimo DAlema al Quirinale sia per liberarsi di una mina vagante sgradita sia a Prodi che a Fassino, sia per riempire lultima casella del potere, dopo quelle di Camera, Senato, Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della magistratura, patronati, sindacati, banche, università, scuole, giornali, tv, Regioni, Comuni e Province. Un tale progetto sarebbe devastante persino se lattuale maggioranza davvero fosse una vera maggioranza nel Paese, ma considerato che rappresenta parecchio meno del cinquanta per cento, una occupazione anche del Quirinale equivarrebbe ad un atto di ostilità nei confronti della metà del Paese che oggi rischia di non essere rappresentata da nessuna parte. Progetto, tra laltro, che si andrebbe a scontrare con un Senato ingovernabile. Quanto sia reale tale rischio lhanno potuto vedere tutti ieri sera ai tg quando Romano Prodi rabbiosamente sorridente ha commentato le due elezioni con un infelicissimo «Due a zero». Dalla valutazione del rischio Quirinale è partita ieri laccelerazione politica non appena il premier Berlusconi ha annunciato le sue dimissioni per lasciare libero il Capo dello Stato di muoversi come ritiene decidendo se dare o non dare lincarico a Prodi, prima che il Parlamento si riunisca per eleggere il suo successore. È ragionevole pensare che Ciampi, viste le sfilacciature della maggioranza al Senato dove non cè maggioranza, decida di aspettare e passare la patata bollente al suo successore. Berlusconi comunque ha mandato alcuni messaggi forti: il primo è che guiderà lopposizione. Il secondo è che come capo dellopposizione chiede fin dora il rispetto per metà dellItalia nella scelta per il Quirinale. E il terzo segnale riguarda proprio le conseguenze di un eventuale no della sinistra: Berlusconi ha chiarito che se fosse respinta una soluzione concordata sul Quirinale, la Cdl non avrebbe altra scelta che unopposizione senza sconti.
A questo punto si sono registrate alte grida da parte della maggioranza secondo cui Berlusconi avrebbe usato parole minacciose, forse dimenticando quale tipo di opposizione la sinistra abbia fatto nel corso della legislatura. È dunque questa lora dei moderati: se nel centrosinistra prevarrà il centro moderato si aprirà uno spazio di lavoro comune. Altrimenti comincerà il conto alla rovescia per le elezioni anticipate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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