L’Ocse avvisa l’Italia: «Il Pil 2007 calerà per la crisi dei mutui»

«Crescita inferiore al 2%» Sacconi: troppe tasse, si va verso la stagnazione

da Roma

La crisi originata dai mutui subprime americani avrà ripercussioni anche sulla crescita dell’economia italiana. Ne è convinta l’Ocse, che ha annunciato di aver rivisto al ribasso il tasso di crescita del Pil italiano nel 2007, dal 2% stimato in maggio a un più modesto 1,8%. Si tratta, precisa l’organizzazione che riunisce le principali economie del mondo, di una previsione che si basa sull’andamento del PIl nel secondo trimestre, e che potrebbe anche risultare ottimistica: il margine di errore, in positivo e in negativo, è indicato nello 0,3%.
È il capo economista dell’Ocse, Jean-Philippe Cotis, a spiegare che le principali aree economiche rischiano di soffrire «persistenti tensioni» a causa dell’andamento dei mercati finanziari. Per quanto riguarda il nostro Paese si confermano le criticità note da tempo. In primo luogo, Cotis ricorda che le riforme dei sistemi pensionistici e della Sanità «rimangono questioni urgenti, alla luce dell’invecchiamento della popolazione». «La priorità per l’Italia è di continuare a ridurre il deficit pubblico, e quindi a tagliare le spese», spiega. «È chiaro - dice ancora Cotis - che se la crescita rallenta, tutto diventa più difficile; ma il governo italiano deve comunque concentrare la sua azione per ridurre il disavanzo».
Il capo economista dell’Ocse rileva poi che in alcuni Paesi che registrano un aumento delle entrate fiscali (ad esempio, Stati Uniti e Germania), questo si traduce in un miglioramento più rapido dei conti pubblici. In altri Paesi, come l’Italia, «sono necessari maggiori sforzi per riguadagnare margini di manovra sulle politiche fiscali». La revisione al ribasso del Pil italiano da parte dell’Ocse segue quella fatta a fine agosto dal Centro studi della Confindustria. Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, la crescita 2007 dovrebbe fermarsi all’1,7%, con ripercussioni anche nel 2008. Il Fmi, in primavera, ha previsto una crescita dell’1,8%.
Il rallentamento, se confermato, avrà un impatto sensibile anche sull’andamento della finanza pubblica. Per il momento, come dice il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani, il governo conferma le previsioni di crescita per quest’anno: «Non c’è ragione per correggere la stima - dice Bersani nel corso di un incontro con la stampa a Strasburgo - ma seguiamo l’andamento economico con attenzione; molto dipenderà da come si riflette la crisi americana in termini di propensione al consumo. Dunque, confermiamo per ora le stime, ma siamo pronti a riconsiderarle». Di avviso opposto a Bersani, il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone. «La pessima notizia del taglio delle previsioni di crescita da parte dell’Ocse - dice - è dovuta in parte alle condizioni negative internazionali, ma anche alle scelte sbagliate del governo sulle tasse: quando si tassa troppo e male, si colpisce la crescita e si deprime l’economia del Paese». Secondo Capezzone, si è fatta una politica che ha colpito la piccola impresa, i ceti medi, gli artigiani e i commercianti, «e adesso l’economia italiana ne risente».


«L’Italia potrebbe indirizzarsi verso la stagnazione - osserva il senatore Maurizio Sacconi (Forza Italia) - : la riduzione della pressione fiscale è lo strumento più idoneo a sostenere la crescita economica, mentre il governo al contrario si prepara ad aumentare la spesa corrente».

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