Matteo Failla
Anche per il Teatro Officina è giunto il momento di aprire i battenti, ma non come saremmo soliti aspettarci, da tradizione, con un solo titolo per sera, bensì con due titoli differenti che vengono rappresentati uno di seguito allaltro. E si tratta di testi che differiscono nettamente tra loro. Ad aprire la serata sarà infatti La morte di Ivan Ilic, adattamento teatrale di Massimo de Vita dallomonimo racconto di Lev Tolstoj, con Maurizio Meschia e Roberto Carusi, mentre subito dopo sarà la volta di Omaggio ai medici e ai malati, tratto dal Malato immaginario di Molière nelladattamento teatrale di Sandro Bajini con la regia di Massimo de Vita.
Perché avete scelto di aprire la stagione con due titoli per sera?
«La scelta di rappresentare questi due testi così diversi tra loro - spiega De Vita - nasce da un lungo lavoro di confronto e scambio con alcuni medici provenienti dai reparti di oncologia degli ospedali milanesi. Con loro abbiamo affrontato il ruolo della medicina e del medico, il tema della sofferenza, della malattia e anche della morte. Con spirito differente abbiamo quindi deciso di affrontare nel primo testo il tema della morte, attraverso le parole di Tolstoj, per spostarci subito dopo su un piano più satireggiante prelevato da alcuni scritti di Molière che celebrano lastratta medicina tradizionale che cura qualsiasi malattia allo stesso modo».
Analizzando la prosa dei due autori sembra difficile far condividere uno stesso spazio scenico a due testi così differenti.
«In realtà solo allapparenza. La satira di Molière rende subito evidente la volontà di deridere lignoranza e la superstizione che ancora regnava in medicina. Ma anche in Tolstoj assistiamo a una tragica presenza del grottesco, che non può che unificare i due diversi approcci al tema della sofferenza. Mi viene in mente ad esempio la scena della famiglia di Ivan Ilic, che mentre si trova intorno al suo letto di morte si preoccupa di un eventuale ritardo allOpera: è un momento di surreale tragedia, ma dal gusto decisamente grottesco».
Quale lavoro ha compiuto sui testi? Riduzione, rielaborazione o libera interpretazione?
«Sui testi bisogna operare sempre con responsabilità e rispetto per lautore. Per quanto riguarda La morte di Ivan Ilic ho riportato fedelmente gli ultimi capitoli di Tolstoj, nei quali si assiste alla parabola discendente del protagonista: dialoghi e monologhi sono originali. Per quanto riguarda Omaggio ai medici e ai malati ho creato un collage di testi di Molière, mantenendomi sempre fedele agli originali, che racchiudessero quel nucleo farsesco che esprime in maniera così sublime il rimprovero dellautore a una medicina che non era ancora scienza.
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