L’Olanda blocca l’intesa Ue-Serbia

L’opposizione all’ingresso nell’Unione per il mancato arresto di Mladic. Via libera solo ad accordi commerciali

A pochi giorni dal cruciale turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali serbe, fissato per domenica 3 febbraio, l’Unione Europea non è riuscita a trovare l’unanimità per offrire a Belgrado l’Accordo di stabilizzazione e associazione (Asa). Ha dovuto invece ripiegare su una «dichiarazione politica», un accordo ad interim che prevede intese commerciali, sulla cooperazione economica, sul dialogo politico, sulla liberalizzazione dei visti e su una road map per favorire l’intesa finale. E che, come ha dichiarato a Bruxelles il capo della diplomazia slovena e rappresentante della presidenza di turno Ue, Dimitri Rupel, sostanzia «i tre quarti dell’Asa».
Tre quarti e non tutto perché nonostante l’appoggio ufficiale della presidenza slovena, l’opposizione del Belgio e soprattutto dell’Olanda hanno impedito l’approvazione dell’Asa stesso. Il delegato di Amsterdam ha insistito sulla necessità che Belgrado prenda prima più chiari impegni per la consegna dell’ex generale e criminale di guerra serbo-bosniaco Ratko Mladic, e ha posto il proprio veto.
Questo causerà certamente difficoltà supplementari a Boris Tadic, presidente uscente e capofila dei filoeuropei in Serbia, contro il suo avversario Tomislav Nikolic, che in nome del sempreverde nazionalismo estremista ferito dalla questione kossovara propone invece un avvicinamento allo storico alleato russo. Parte dell’opinione pubblica serba potrebbe infatti percepire l’atteggiamento europeo come troppo critico verso Belgrado. Il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic ha comunque espresso gradimento per l’offerta venuta dai Ventisette, parlando di «reale passo avanti» e di «giorno tra i più importanti nella storia delle relazioni tra Serbia ed Ue».
La firma dell’accordo, se la Serbia lo accoglierà, è in programma il 7 febbraio. Javier Solana, il “ministro degli Esteri” dell’Ue, ha sostenuto che comunque da Bruxelles è stato inviato a Belgrado «un messaggio molto chiaro: l’avvenire dei cittadini serbi si trova nell’Unione Europea». I serbi dovranno comunque prima scegliere tra Tadic e Nikolic, ovvero tra Bruxelles e Mosca.

Ed è chiaro che se sceglieranno la seconda opzione tutto andrà ridiscusso.
Per il momento le prospettive sono quelle di un’ammissione della Serbia nell’Ue. Quando esattamente non si sa. Secondo Rupel, probabilmente «uno o due anni dopo la Croazia».

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