L’omaggio del WSQ a Hendrix

Franco Fayenz

Al culmine ormai dell’autunno, bisogna venire a Cormons, nel goriziano, per ascoltare al Teatro Comunale tre giorni di jazz scelto con cura e dotato di un programma originale che, di questi tempi, sorprende non poco. Oltretutto, trovandosi la cittadina nell’aurea zona del Collio, famosa per i suoi vini, il festival può a buon diritto fregiarsi del titolo di «Jazz & Wine of Peace». È impossibile, in questa sede, rendere conto di tutto: alcuni concerti si sono tenuti al mattino, uno è sconfinato nella vicina Slovenia, e dello splendido quintetto di Dave Holland i lettori hanno già avuto notizie da Milano e da Ravenna. Ma bisogna riferire almeno del World Saxophone Quartet, da tempo poco ascoltato in Italia e riservare una menzione speciale al quartetto Quest del sassofonista Dave Liebman e al sestetto Keystone del trombettista Dave Douglas. Sono nomi sufficienti per capire che Jazz & Wine non teme affatto i musicisti che si preoccupano di esprimere comunque se stessi, talvolta anche in modo non facile, prima di piacere al pubblico. Valga per tutti il World Saxophone Quartet, l’ammirevole quartetto di sassofoni senza ritmi (l’unico termine di paragone è il classico quartetto d’archi) attivo dal 1976.

Il WSQ, formato oggi da David Murray, Steve Potts, Hamiet Bluiett e Bruce Williams, sopravvive a perdite che per altri gruppi avrebbero segnato la fine. Anzi: si permette, come a Cormons, di proporre un «Tributo a Jimi Hendrix» dando ospitalità a Craig Harris al trombone, Jamaladeen Tacuma al basso elettrico e Lee Person alla batteria. Meraviglioso.

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