Napoli«Roberti Giuseppe "capavacante" (testa vuota) venne da me e voleva che io mi occupassi di uccidere quel giovane, che a suo dire aveva disonorato sua figlia Gemma, nel senso che aveva indotto quest'ultima a prendere la droga. Io gli dissi, "Peppino lo sai che mi sono inserito in un mondo artistico-culturale. Non è che non voglio farti il piacere, solo che sto cercando di uscire da quel mondo malefico"». A raccontare con parole cosi crude, al pm Alfonso D'Avino, i retroscena dell'omicidio di Nicola Gatti, 17 anni (il giovane fu ritenuto «colpevole» di avere «disonorato» la figlia di Roberti) è l'ex boss di Forcella, Luigi Giuliano. L'ex re del popolare rione di Napoli, pentitosi una dozzina di anni fa, con le sue dichiarazioni ha consentito di fare chiarezza sull'omicidio Gatti, rimasto un «giallo» per circa 17 anni.
Ma, dalle carte di questa indagine, emergono particolari che potrebbero provocare disorientamento in milioni di appassionati di musica e, in particolar modo nei confronti della star Gigi D'Alessio. In un passaggio della ordinanza di custodia cautelare (65 pagine firmate dal gip Marina Cimma), consegnata ai tre presunti assassini di Gatti, tra cui proprio Roberti «capavacante», emerge che il cantante in qualche occasione avrebbe frequentato l'ufficio di Giuliano. Lo stesso dove nel '93 Roberti si era recato per chiedere al cognato boss, Luigi Giuliano, il favore di eliminare Gatti.
Nel corso dell'interrogatorio riportato a pagina 7 dell'ordinanza, il pm chiede all'ex capocamorra, «ricorda il periodo in cui Roberti Giuseppe le fece quella richiesta?». Cosi ha risposto al Pm, Luigi Giuliano. «Verso l'inizio degli anni Novanta. Dico questo perché ricordo che lui venne nell'ufficio che io avevo aperto in via Cesare Sersale nella zona di Forcella; in questo ufficio vi era attrezzatura musicale (chitarre, pianoforti) e lì mi incontravo con i cantanti (tra cui Gigi D'Alessio) con Massimo Capasso (un diacono) e scrivevo canzoni. Potete citare come testimoni Massimo Capasso ed anche Gigi D'Alessio, che artisticamente è nato in quell'ufficio».
La tragica storia di Nicola Gatti comincia nell'estate del '93 quando un giovane legato a un clan di Secondigliano, fidanzato con la figlia di Roberti e Celeste Giuliano, Gemma, affidò la ragazza a Gatti affinché vigilasse su di lei durante le vacanze a Ischia. Il ragazzo, invece, probabilmente si invaghì non soltanto di Gemma ma anche della sorella. «Nei genitori delle ragazze nacque il sospetto che Gatti potesse iniziare le ragazze a esperienze amorose e di droga». Pochi giorni dopo, Gatti sparì per sempre dalla circolazione.
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