L’onda lunga della monnezza travolge Iervolino e Bassolino

RomaNapoli, punto e a capo. Già indagato più volte per la questione rifiuti e per la gestione del Commissariato per il dissesto idrogeologico, ora per l’ex governatore della Regione Campania, Antonio Bassolino arriva la richiesta di rinvio a giudizio per epidemia colposa. Un provvedimento che viene esteso ad altre 19 persone tra cui figurano il sindaco Rosa Russo Iervolino, l’ex prefetto di Napoli Alessandro Pansa e numerosi sindaci e commissari prefettizi.
L’accusa nei loro confronti è di epidemia colposa e abuso d’ufficio in quanto non avrebbero fatto nulla per evitare che la spazzatura marcisse per settimane nelle strade. L’inchiesta, partita lo scorso novembre, arriva ora a un primo approdo giudiziario: la richiesta di processo avanzata dai pm. Per altri 16 indagati è stato, invece, disposto lo stralcio che prelude a una probabile richiesta di archiviazione. Il provvedimento è firmato dal procuratore, Giandomenico Lepore, e dall’aggiunto Francesco Greco, che coordina la sezione reati contro la pubblica amministrazione. La permanenza dei rifiuti nelle strade provocò, nel periodo compreso tra il primo novembre 2007 e il 15 gennaio 2008, un enorme aumento delle malattie gastroenteriche e cutanee. Lo hanno accertato i tre periti nominati dal pm Francesco Curcio (un medico legale e due epidemiologi) che sono arrivati a questa conclusione dopo aver esaminato le vendite dei farmaci da parte di tutti i grossisti e i farmacisti della provincia. È emerso infatti che, in quelle settimane, ci fu un’impennata nella vendita di alcune specialità medicinali. Per maggiore sicurezza, le verifiche sono state fatte anche sui farmaci venduti nello stesso periodo in provincia di Salerno, area ritenuta assimilabile a quella napoletana per clima e densità di popolazione ma non interessata dall’emergenza rifiuti. In quella zona l’innalzamento nelle vendite non si è verificato. Inoltre, gli esperti hanno escluso le altre possibili cause dell’improvvisa diffusione di quelle malattie, cioè l’inquinamento dell’aria e la messa in commercio di cibi avariati.
Quello per «epidemia colposa» è un fascicolo parallelo rispetto al filone principale. La vera e propria inchiesta per la catastrofe rifiuti va avanti da tempo ma appare agli occhi di molti indirizzata su un binario morto e avviata a prescrizione certa anche per l’enorme numero di testi ammessi. In ogni caso alla vigilia delle elezioni comunali, il colpo è duro da incassare per tutto il centrosinistra. Tanto più che l’ultimo fendente giudiziario arriva al culmine di una stagione di inchieste che hanno visto protagoniste negli ultimi due anni i presidenti o i componenti della giunta Vendola in Puglia, della giunta Loiero in Calabria e di quella Soru in Sardegna. Una sequenza di imbarazzanti cadute che ha definitivamente spazzato dal carnet degli argomenti spendibili in campagna elettorale quello della presunta diversità antropologica della sinistra e ha spalancato gli occhi di molti sulla questione morale nel Partito democratico e non solo.
Il definitivo requiem della stagione bassoliniana è stato intonato più volte in questi ultimi anni, in parallelo con l’emergere delle nuove inchieste. Ma in realtà dopo l’illusione iniziale, coincidente con la prima metà del suo mandato, e il rilancio culturale della città che fece parlare di un vero e proprio Rinascimento napoletano, la speranza di una stagione nuova è stata spazzata via dal drammatico impatto con la realtà del governo quotidiano della città.

Il volto nuovo della sinistra meridionale è invecchiato presto e il «bassolinismo», variabile populista dei dettami classici del centrosinistra, è diventato sinonimo di ipertrofia della cosa pubblica e moltiplicazione del parastato. Il suo modello, però, ha fatto comunque proseliti. E il prezzo di quest’onda lunga viene tuttora pagato dai cittadini del Meridione d’Italia.

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