L’Opec litiga ma taglia un milione di barili

Rodolfo Parietti

da Milano

Definito un taglio alla produzione di un milione di barili al giorno a partire da novembre, il primo dal 2004, tra i componenti dell’Opec riuniti ieri a Doha si va facendo strada l’ipotesi di un’ulteriore riduzione dell’output di 500mila barili al giorno, da decidere in occasione del vertice che si terrà in Nigeria il 14 dicembre prossimo.
A ventilare il ricorso a misure aggiuntive per contrastare la discesa dei prezzi petroliferi è stata l’Arabia Saudita, il cui silenzio nei giorni che avevano preceduto il summit in Qatar aveva alimentato speculazioni sull’indisponibilità di Ryad ad avallare il piano di contenimento produttivo già annunciato a più riprese da molti membri dell’organizzazione nelle ultime settimane. All’arrivo a Doha, il ministro saudita del Petrolio, Ali al-Naimi, ha così voluto subito sgombrare il terreno da ogni dubbio, dichiarandosi «assolutamente favorevole» a togliere dall’offerta un milione di barili al giorno e aggiungendo di non escludere la possibilità di un nuovo taglio in dicembre, «probabilmente di 500mila barili».
La riunione in Qatar era considerata dagli analisti un banco di prova cruciale per testare il grado di coesione del Cartello, in un momento assai critico a causa delle ripetute - e robuste - flessioni dei prezzi, che dai picchi registrati la scorsa estate hanno lasciato sul terreno oltre il 20%. La decisione di intervenire sottraendo greggio alla domanda ha provocato una reazione immediata sui mercati, dove le quotazioni sono tornate a salire ieri sopra quota 58 dollari, ma ora all’intesa dovranno corrispondere i fatti. Più volte, in passato, l’Opec ha infatti dato prova di non saper onorare gli impegni assunti, rimanendo vittima di quell’anarchia produttiva che da sempre è una delle sue caratteristiche distintive.
Anche l’accordo raggiunto ieri sembra più il frutto di negoziati laboriosi, alla ricerca di una soluzione di compromesso necessaria per non peggiorare una situazione già complicata, piuttosto che l’espressione di una vera unità d’intenti. Lo stesso presidente dell’Opec, Edmund Daukuru, è stato costretto ad ammettere che il taglio di un milione di barili è da considerarsi un «esito minimale» del meeting di ieri. Il motivo principale di frizione era legato alla modalità del taglio: alcuni Paesi puntavano a una riduzione sulla base delle quote assegnate, altri a intervenire sui livelli effettivi di produzione. A fatica l’hanno spuntata questi ultimi.

In caso contrario, il taglio annunciato sarebbe stato poco più di un’operazione di facciata: l’Opec produce attualmente 27,5 milioni di barili al giorno, mezzo milione in meno rispetto ai 28 milioni del tetto di riferimento. Se la quota ufficiale fosse stata presa come parametro, il calo effettivo sarebbe stato quindi solo di 500mila barili.

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