RomaVergogna, scandalo, disonore. Scoppiano le polemiche per il discorso che oggi il leader libico Muammar Gheddafi doveva fare nellaula del Senato. Protestano le opposizioni, i radicali digiunano e manifestano a piazza Farnese, Udc e Idv annunciano che diserteranno laula. Minaccia di fare lo stesso anche il Pd, che il giorno prima non aveva sollevato obiezioni nella riunione dei capigruppo, ma è diviso. Le sue diverse anime ancora una volta lo lacerano. Da una parte Walter Veltroni, che condivide la linea più critica, dallaltra Massimo DAlema che si dissocia: «Nessuno scandalo».
In serata, dopo che lIdv ha occupato laula del Senato per protesta, una nuova riunione dei capigruppo, con la mediazione del presidente di Palazzo Madama Renato Schifani, arriva alla decisione che il Colonnello parlerà sì, nella veste di presidente dellUnione africana, ma nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Per tutta la giornata i malumori sulla visita in Senato di Gheddafi sono andati montando. Nel Pd è finito sotto accusa il vicecapogruppo Nicola La Torre, che allincontro di martedì non si era opposto, come invece aveva fatto il collega dellIdv. «È indecente - dice Roberto Della Seta - che un despota sia accolto come una rockstar». Ma DAlema, che vanta rapporti con Gheddafi consolidati prima da premier e poi da ministro degli Esteri, difende il suo braccio destro: «Non cè niente di scandaloso, tanto più se si ricorda che alla Camera venne Arafat a parlare, con la pistola». E ricorda che domani Gheddafi parteciperà ad un incontro promosso dalla sua Fondazione, Italianieuropei, in collaborazione con la Camera e aperto da Gianfranco Fini. Quasi contemporaneamente Veltroni spiega ai giornalisti: «Condivido la posizione del Pd al Senato. Gheddafi non dovrebbe parlare in aula». Ed Enrico Morando, più esplicito: «A differenza di DAlema, trovo esattamente scandaloso che Gheddafi prenda la parola nellaula del Senato». Stefano Pedica dellIdv incalza: «DAlema sbaglia: laula del Senato non è lauditorium». Felice Belisario, sempre dellIdv, ricorda che al Dalai Lama non fu consentito un messaggio allaula del Senato.
La tregua nel Pd chiesta da Dario Franceschini fino ai ballottaggi già vacilla e i due schieramenti dei veltroniani e dei dalemiani si esibiscono in uno scontro plateale. Il segretario cerca di gettare acqua sul fuoco e, quando si diffonde la notizia che dopo una turbolenta riunione del gruppo Pd si è deciso di disertare laula, precisa che si è solo chiesto a Schifani di ospitare Gheddafi in un luogo diverso dallaula. Anche DAlema si muove e chiama Anna Finocchiaro per farsi spiegare. Poi, dichiara: «Non cè nessuna deliberazione del gruppo, e non poteva esserci, perché non stiamo parlando di una seduta parlamentare. Chi vuole va, chi non vuole non va».
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