L’opposizione vuole la sfiducia Cosentino è nelle mani di Fini

RomaLe firme sicure sono quelle dell’Italia dei Valori e del Pd. Il voto certo dell’Udc. Il voto probabile, e se diventasse un «sì» creerebbe la spaccatura dell’estate, quello dei finiani. Ieri a Montecitorio si faceva la conta dei deputati che potrebbero scaricare Nicola Cosentino, il sottosegretario all’Economia indagato dalla procura di Roma per la vicenda della presunta «associazione segreta» P3 e sospettato di aver partecipato alla fabbricazione un dossier avvelenato contro il governatore campano Caldoro. Al di là dei numeri e dei mal di pancia nel Pdl, l’unico dato certo è il calendario: la data in cui il caso Cosentino sarà discusso verrà decisa dalla conferenza dei capigruppo di oggi. A guidarla è Gianfranco Fini. La scelta può avere un valore politicamente importante: ritardare il dibattito al dopo estate significherebbe prendere tempo per eventuali rese dei conti nella maggioranza. Inserirlo con tempismo nell’ordine dei lavori della prossima settimana, al contrario, potrebbe accelerare il processo di allontanamento di Fini e dei finiani dal Pdl. Senza contare che anche il Pd adesso chiede a Fini un atto di coraggio. Questo della mozione di sfiducia sarebbe infatti il secondo voto a Montecitorio sul sottosegretario campano: a novembre i deputati della giunta per le autorizzazioni negarono l’arresto chiesto dalla procura di Napoli nei suoi confronti per presunti legami con la camorra.
Di fatto Nicola Cosentino in questo momento è comunque nelle mani di Fini. Che sia una fortuna o una sfortuna, lo diranno gli eventi delle prossime ore. Per ora il presidente della Camera si è limitato a inoltrare un messaggio tramite i fedelissimi: Cosentino dovrebbe fare un passo indietro, è un problema di opportunità. Si eviterebbe così il voto, come è accaduto per l’ex ministro Brancher.
Berlusconi ha già fatto capire come la pensa: chi sta con l’opposizione, automaticamente si mette fuori dal partito. La possibile mozione su Cosentino sta creando agitazione anche tra gli ex forzisti, molti dei quali vedrebbero volentieri il sottosegretario all’Economia fuori dal parlamento. Ma se davvero la questione dovesse essere posta nei termini di fedeltà o infedeltà, è chiaro che la componente azzurra del Pdl rimarrebbe compatta. E i finiani? Le loro parole al momento sembrano minacciose: secondo l’ex An e sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, sia Denis Verdini, sia Nicola Cosentino «dovrebbero dimettersi». «Se Cosentino non si dimette, voteremo sì», conferma Fabio Granata. Dei fatti però si sa ancora poco o nulla. Formalmente non è possibile presentare una mozione di sfiducia nei confronti di un sottosegretario.

Si troverà comunque il modo per portare la questione all’attenzione dell’assemblea. Il Pd ha già pronte due mozioni (per espellere Cosentino e il sottosegretario alla Giustizia Caliendo, non indagato). Oggi si parte con i question time di Pd e Idv.

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