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L’ora di religione di Papa Benedetto

L’ora di religione di Papa Benedetto

Roma Mentre imperversano le polemiche sui crediti dell’ora di religione e sul ruolo degli insegnanti che si occupano di questa materia, Papa Ratzinger torna a fare il professore, dialogando con i suoi studenti di un tempo. Lo fa soltanto per un week-end, dal 28 al 30 agosto, incontrando gli ex allievi, oggi diventati professori, teologi e vescovi. Il tema del seminario a porte chiuse quest’anno è la missione della Chiesa.
Due le relazioni principali: la prima sarà tenuta dal professor Peter Beyerhaus, teologo protestante, già professore di teologia ecumenica all’università di Tubinga; mentre la seconda è affidata al professor Heinz Bürkle, anch’egli un tempo teologo evangelico, poi però convertitosi, alla fine degli anni Ottanta, al cattolicesimo, docente emerito della Ludwig-Maximilians Universitaet di Monaco di Baviera. La lezione di Beyerhaus è intitolata «Missione ad gentes, la sua giustificazione e la sua forma oggi», quella di Bürkle è invece dedicata alla «Chiesa e la sua missione in dialogo con gli uomini e le differenti religioni e culture». Gli ex allievi di Ratzinger, tra i quali c’è come ospite fisso il cardinale arcivescovo di Vienna Cristoph Schönborn, discuteranno le relazioni in attesa delle osservazioni del Papa che interverrà durante la giornata del 29 agosto e come al solito si intratterrà con loro a tavola.
Negli anni scorsi il tradizionale appuntamento del «Ratzinger Schüelerkreis», così è chiamata la riunione degli ex allievi del Pontefice, ha trattato varie questioni scottanti, dal rapporto con l’islam al conflitto tra la teoria evoluzionistica di Darwin e il creazionismo. Dopo l’elezione avvenuta nell’aprile 2005, Ratzinger non ha voluto interrompere l’annuale riunione, accogliendo da allora i suoi ex studenti e gli amici professori a Castelgandolfo.
Anche il tema di quest’anno è attuale e controverso: entrambi i relatori scelti con il consenso di Benedetto XVI per introdurre l’argomento hanno esaminato l’incontro e talvolta lo scontro tra i missionari cattolici e le altre religioni, sottolineando punti in comune e diversità tra le varie fedi. E hanno messo in guardia sia dal rischio di una separazione e di una distanza eccessiva tra credenti di religioni diverse come pure dal rischio del sincretismo che presenta le fedi come uguali tra di loro. Il tema ha varie implicazioni: nel rapporto con le altre confessioni cristiane, ad esempio, dato che una parte consistente del mondo ortodosso, quello russo, continua ad accusare la Chiesa cattolica di voler fare «proselitismo». Ma anche nel rapporto con le grandi religioni, sia quella islamica come quelle orientali. L’allora cardinale Ratzinger, in un’intervista del 2001, aveva dichiarato: «Oggi, il termine missione non è sempre ben compreso, perché si pensa alla distruzione delle culture antiche da parte degli Occidentali. La realtà storica è tuttavia differente: noi sappiamo che i missionari cristiani - in Africa, in Asia ma anche in America Latina - erano spesso i veri difensori della dignità umana».

Nel dicembre 2007 la Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato una nota affermando che testimoniare a tutti il Vangelo non significa fare indebito proselitismo ma appartiene all’essenza del cristianesimo: «La missione non è un limite posto alla libertà altrui».

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