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L’Ordine dei giornalisti si pente: "Sbagliate le critiche al Giornale"

Il presidente Del Boca: "Frettolosa la censura, le immagini c’erano. E poi si invoca la privacy solo quando fa comodo"

L’Ordine dei giornalisti si pente: "Sbagliate le critiche al Giornale"

da Milano

«È una vicenda inquietante. In base a quale logica uno ordina il pranzo, paga il conto e poi se ne va senza aver mangiato? Compra un vestito che poi non mette?». Lorenzo Del Boca, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha seguito passo dopo passo l’evoluzione del caso Sircana, dalla polemica contro il Giornale alla vicenda delle foto comprate dal settimanale Oggi per non essere pubblicate. «Un caso strano», ripete più volte.
Una scelta autonoma del direttore di Oggi?
«Non scherziamo. Penso invece che ci sia stato un input preciso dell’editore. Non credo proprio che un direttore possa decidere di testa sua un’operazione di questa portata».
Vuol dire che quegli scatti del portavoce del premier devono essere passati al vaglio della Rcs prima dell’acquisto?
«Questo dicono la logica, il buon senso e un minimo di pratica che abbiamo acquisito negli anni. Tutti i direttori, chi più chi meno, sono legati alle decisioni degli editori, molto più che in passato. Soprattutto in una vicenda come questa di Sircana, che francamente mi sembra interessare più gli editori, i poteri forti».
Sta dicendo che c’era un interesse a non far uscire quelle foto, che prescindeva da valutazioni giornalistiche?
«Credo. Va anche detto che quando Belleri (il direttore di Oggi, ndr) ha comprato le foto, la vicenda non aveva ancora assunto le dimensioni che ha preso ora. Certo, col senno di poi il risultato è che c’era almeno un tentativo di ricatto. E i ricatti possono essere materiali, morali, ma anche scambi di favori. Perché a una persona importante si può chiedere un milione di euro, ma anche una legge piuttosto che un’altra...».
Che cosa farà l’Ordine dei giornalisti?
«Cercheremo di ragionare a bocce ferme. Perché quando l’Ordine interviene troppo tempestivamente rischia di intervenire a metà della storia».
Sta parlando dell’avviso disciplinare al direttore di questo giornale Maurizio Belpietro?
«Ovviamente. In quel momento tutti dicevano: le foto non ci sono. Ora penso sia stata una decisione frettolosa, determinata dal fatto che quando un giornalista sembra travolto dalla polemica la prudenza dell’Ordine viene scambiata per pigrizia o per vigliaccheria. Allora si interviene. Ma è meglio riflettere con calma. A maggior ragione sul caso Oggi. La categoria deve interrogarsi.
Su che cosa?
«Per esempio sul segreto istruttorio: dove comincia e dove finisce? Se non c’è bisogna dirlo chiaramente. Perché se mandano l’avviso di garanzia a Berlusconi attraverso il Corriere della Sera è una grande opera di investigazione, e invece se si scopre qualcosa su Sircana è tutto fango? Mettiamoci d’accordo».
Stesse regole per tutti, per i politici come per le vallette?
«Si invoca la privacy solo quando fa comodo. Ma così i giornalisti diventano postini, passacarte».
Il provvedimento del Garante serve a qualcosa?
«È un testo generico ed evasivo. Vogliono regolamentare una cosa che non hanno il coraggio di chiamare col suo nome, cioè legge ad personam. Così paralizzano l’informazione e non ottengono risultati positivi».
Alla fine, il Giornale ha sbagliato o ha agito in modo corretto?
«Credo che abbia esercitato il diritto di critica, che abbia fatto quello che doveva fare. Certo, c’è sempre il momento in cui si deve scegliere se la notizia va data o no.

Però credo che questa riflessione sia stata fatta dal Giornale e che la decisione presa, se non approvata, debba almeno essere rispettata».

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