nostro inviato a Duisburg
Quando acquisì il doppio passaporto italiano e argentino (il bisnonno Luigi era emigrato dalle Marche), non esitò a dire sì a Trapattoni, a caccia di un esterno per la nazionale. Il 12 febbraio 2003, tra le polemiche, Mauro German Camoranesi vestì per la prima volta la maglia azzurra a Genova in Italia-Portogallo. E già allora riempì il cuore di papà Juan, calciatore dilettante («ma con più attributi di me») che ora segue da vicino lavventura tedesca. «Sto vivendo un sogno, è un momento particolare e speciale per me, anche mio padre è molto felice, spero che arrivi con me fino al 9 luglio», confessa. Ai giornalisti spagnoli racconta di quando nella sua Tandil, cittadina di 150mila abitanti a 360 chilometri da Buenos Aires, guardava in tv e festeggiava nella strade le vittorie della Seleccion. «Ho in testa qualche immagine dell86, Maradona era il mio mito, avrei voluto essere come lui». Ma il ricordo più curioso risale al 90: «Avevo 14 anni, a Napoli ci fu la semifinale Italia-Argentina. Il gol di Caniggia, la vittoria ai rigori. Scendemmo in piazza per celebrare il successo, ma vivevamo in un quartiere di italiani e rischiammo le botte».
Oggi si sente più italiano e non fa nemmeno polemica per lesclusione nella prima partita con il Ghana. «Sono a disposizione del gruppo e non lo dico in maniera ironica. Se mi sarebbe piaciuto venire al Mondiale con la maglia dellArgentina? La decisione lho presa a suo tempo». E quando una tv argentina gli chiede se si augura una finale rivincita tra le due nazionali, Mauro German punta il dito sul cronista e risponde: «Meglio di no, per voi».
\
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.