É l'ibrido per eccellenza. Non è carne e non è pesce. Ma, soprattutto, è il capo più difficile da indossare per chi non si chiami Claudia Schiffer. Eppure si è imposto a pieno titolo come «must» dell'estate 2010, presente com'è - indifferentemente - sui piedi vip e comuni mortali. Senza distinzione. É il sandalo-stivale: troppo scoperto per essere stivale e troppo poco semplice e soprattutto fresco per essere sandalo. Ha esordito sulle passerelle lo scorso anno, e, arrivato il 2010, ha letteralmente impazzato nelle sfilate di tutte le griffe. Dove i più importanti stilisti del mondo lo hanno proposto nei modi più originali: borchiato o paillettato. Solo spuntato o completamente scoperto. Allacciato alla «schiava» o aderente lungo la gamba. Basso al polpaccio o lungo fino al ginocchio. E loro, le più accanite fan delle calzature, le maniache della scarpa che di fronte all'ultima novità in vetrina proprio non riescono a resistere, lo hanno acquistato a prezzi vertiginosi. E, soprattutto, nel modo più acritico possibile. Perché che piaccia o no, l'ibrido per eccellenza che fa innamorare la massa ha un piccolo ma decisivo limite: sta bene a una donna su un milione. E non è il solo. La storia della moda pullula di grandi scoperte, pronte a scardinare i canoni estetici tradizionali, che però alla prova dei fatti - e soprattutto giù dalle passerelle - hanno messo a dura prova senso dell'estetica e buon gusto. É il caso, per esempio, di un altro ibrido, questa volta targato primi anni Duemila. Sono le scarpe da ginnastica con la zeppa: impossibile usarle per praticare uno sport, decisamente fuori luogo sotto un abito elegante. Eppure ne sono stati venduti milioni di esemplari, indossati dalle donne più diverse: alte, basse, magre, in sovrappeso, filiformi, giunoniche. Tutte incuranti del fatto che le loro gambe, affusolate o meno che fossero, da quel momento in poi sarebbero state irrimediabilmente «spezzate» all'altezza della caviglia. Ma mercato e buon gusto non sempre vanno a braccetto. E così proprio quest'anno una nota azienda di scarpe sportive ha deciso di riprovarci: al posto della zeppa un tacco di gomma bianca alto otto centimetri. Così, le calzature di tela simbolo degli anni Ottanta si sono trasformate in trampoli improbabili, dai colori fluorescenti. E la massa desiderosa di accaparrarsi l'ultima novità ha gradito ancora una volta. Così come hanno gradito milioni di adolescenti in tutto il mondo quando, nei primissimi anni del Duemila, gli stilisti hanno deciso di «dare un taglio» a magliette e top abbassando al tempo stesso la vita dei pantaloni. Nessun problema per corpi da pin up, che hanno potuto sfoggiare le loro curve perfette. In perfetto stile Britney Spears al tempo degli esordi. Peccato che strade e scuole siano state invase da ragazzine con la pancia scoperta - con l'aggiunta di qualche "rotolino" di troppo - e perizoma in bella vista. Che, al di là del buon gusto, hanno offeso morale pubblica e presidi. Che si sono ribellati a suon di note e divieti. Ma tutte le mode passano, si sa. E così, con le magliette di nuovo lunghe e i pantaloni a vita meno bassa, i cultori dello stile hanno tirato un sospiro di sollievo. Finché all'orizzonte non sono apparsi i pantaloni di nuova generazione: pinocchietti, leggins. E, su tutti, i calzoni alla turca. Passino i primi, anche se accorciano la figura. Passino i secondi, purché indossati con maglie abbastanza lunghe e non troppo strette.
Ma è davvero difficile immaginare che stile ed eleganza possano andare d'accordo con questi pantaloni da novello Aladino, con il cavallo che arriva alle ginocchia e le caviglie strizzate in un elastico strettissimo. Anche se ti chiami Claudia Schiffer.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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