L’ortopedia si apre alle staminali

Cellule staminali contro l'artrosi. Soprattutto nelle articolazioni di carico, quelle dell'anca e del ginocchio, ma anche nella spalla e nel gomito, è possibile diminuire, frenare o bloccare l'evoluzione della patologia degenerativa. Scompaiono le manifestazioni dolorose e migliora il movimento. Esistono cellule che possiedono il potenziale per formare un intero organismo. Queste prime cellule, derivanti dall'ovulo fecondato, vengono chiamate totipotenti (capaci di tutto). Dopo pochi giorni, nel grembo materno si forma la cosiddetta vescicola germinativa, la blastocisti; le cellule ivi contenute sono chiamate cellule staminali embrionali. Sono ancora molto poco specializzate e hanno la capacità di dividersi con frequenza infinita e di dare origine a tutti i circa 220 tipi di cellule umane. Tuttavia, dalle singole cellule non può più essere originato un intero organismo: hanno perso la loro totipotenza e vengono denominate pluripotenti (capaci di molto). Al termine dello sviluppo dell'organismo umano queste cellule, originariamente totipotenti, si sono trasformate in cellule mature e differenziate ed hanno assunto una speciale funzione all'interno del nostro corpo. Le cellule nervose, ad esempio, comandano degli impulsi elettrici, le cellule dei muscoli si contraggono e le cellule beta del pancreas producono insulina. Fino alla fine della nostra vita sono presenti delle cellule, relativamente non specializzate, che sono in grado di dividersi con una certa frequenza e che aiutano l'organismo a rigenerarsi e a ripararsi: queste cellule vengono denominate cellule staminali adulte. Sono state finora riscontrate in quasi ogni tessuto dell'organismo, nella pelle, nel cervello, nel sangue, nel fegato e nel midollo osseo.
Affrontiamo il tema della rigenerazione delle articolazioni con il professor Ferdinando Priano, chirurgo ortopedico dell'università di Genova, già presidente della Società italiana di artroscopia. Dopo la laurea in medicina e la specializzazione in ortopedia nel capoluogo ligure, Priano, 59 anni, ha effettuato lunghi stages all'estero, tra questi a Boston presso il Massachusetts General Hospital. È un pioniere dell'impiego delle cellule staminali: dal 2005 ad oggi ha trattato oltre 600 pazienti ed oggi l'impiego delle cellule staminali come coadiuvante delle articolazioni è sempre più di routine. Priano ha impiegato queste nuove metodiche subito dopo le recenti acquisizioni di biologia molecolare, genetica e di ingegneria tissutale ed in seguito alle ricerche condotte sopattutto negli Stati Uniti che hanno portato alla applicazione clinica per il trattamento mininvasivo delle degenerazioni dei tessuti connettivi (Alam Mishra-Stanford university). «I potenziali pazienti - ci dice il professor Priano - hanno più di 40 anni ed accusano manifestazioni articolari dolorose, come una artrosi iniziale, dovuta ad attività sportive, il calcio, proseguito per anni, o impegni professionali che hanno richiesto posture particolari, come l'accovacciamento, usuranti per le articolazioni. In base al tipo di articolazione da trattare, si esegue un prelievo di differente volume, normalmente dalla cresta iliaca dell’anca. Il prelievo viene centrifugato per separare le cellule mesenchimali ed aumentarne la concentrazione. Le cellule staminali mesenchimali adulte, sono in grado, una volta reinserite nel paziente attraverso un veicolante, di coadiuvare il processo di rigenerazione delle articolazioni. Già dopo poche ore le cellule staminali sono attive, dopo 20-30 giorni si trasformano in condrociti, cioè in cellule delle cartilagini».
I risultati che si possono ottenere sono sorprendenti. «Nel 90-95% dei casi - precisa il professor Priano - diminuisce il dolore e migliora la mobilità. Quando la risposta biologica è insoddisfacente si può ripetere il trattamento. Vi sono poi casi particolari, pazienti che non possono essere operati e per questo anche a loro è esteso questo trattamento. L'impiego delle cellule staminali è indicato in quei pazienti che hanno da mesi o anni sintomatologie dolorose a carico di articolazioni o tendini e che hanno già fatto trattamenti fisici o clinici senza risultati apprezzabili. Questa metodica mininvasiva non può essere applicata quando si è in presenza di una rottura di un tessuto. Anche quando si accerta una grave artrosi le cellule staminali rappresentano solo un palliativo che può ritardare l'intervento chirurgico comunque necessario».
In Italia oggi vi sono solo 8-10 Centri dove si impiegano cellule staminali per la rigenerazione delle articolazioni. All'estero, in Germania, Francia e Stati Uniti, la diffusione è maggiore.

In futuro le cellule staminali saranno impiegate in associazione a tessuti riassorbibili che andranno applicati sulle cartilagini che stanno degenerando. Una specie di bende imbevute di cellule che avvolgerà dall'interno la parte lesa. È un'area della medicina tra le più innovative che ha aperto nuove prospettive ed alimenta grandi speranze.

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