L’ossessione del Führer per l’occulto

Se Winston Churchill, per delineare strategie, si affidava a un astrologo di fiducia, dall’altra parte della barricata, Adolf Hitler non era da meno, visto che si rivolgeva a un mago. La storia di Erik Jan Hanussen, ebreo di origini morave convertitosi al protestantesimo, è narrata da Mel Gordon in Il mago di Hitler (Mondadori, 2004). Hanussen ebbe grande successo nella Berlino del primo dopoguerra, esibendosi nei cabaret e suscitando l’interesse di personalità della cultura, da Sigmund Freud a Thomas Mann, dello spettacolo e, soprattutto, di Adolf Hitler, che era stato suo compagno d’armi durante la Prima guerra mondiale. Grazie alle sue rinomate predizioni, Hanussen divenne ricco e potente, ma anche molto scomodo. E quando, il giorno prima dell’incendio del Reichstag, nell’aprile 1933, ebbe la visione di «un grande edificio consumato dal fuoco», venne rapidamente fatto sparire. I punti di contatto fra nazismo e mondo della magia sono stati approfonditi, oltre che dall’ormai classico Il nazismo magico di Giorgio Galli, anche da La magia e la svastica. Occultismo, New Age e nazionalsocialismo, di René Freund (Lindau, 2006). Il testo è composto da tre sezioni.

La prima ricostruisce il panorama di occultisti, spiritisti e satanisti le cui suggestioni hanno rappresentato un punto di riferimento per alcuni teorici del nazionalsocialismo. La seconda analizza il modo in cui tali dottrine furono utilizzate dai nazisti. La terza riflette sulla sostanza di certi contenuti esoterici, che continuano a esercitare un forte ascendente su molte persone.

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