L’Udc punta al «recupero» di Follini

da Roma

Non è facile, dopo cinque anni di appuntamenti istituzionali, togliersi la grisaglia presidenziale e scendere nell’arena politica. Pierferdinando Casini, però, da animale politico di razza, sta bruciando le tappe e si sta calando con rinnovato vigore nel suo ruolo di leader dell’Udc.
Il messaggio, in verità, è ancora in fase di definizione anche se la prima tornata di 6x3, con l’immagine del presidente della Camera accostata al concetto della «responsabilità» raccoglie grandi consensi dentro e fuori il partito. Resta, invece, da scegliere la chiave e la tonalità comunicativa. Finora i primi scampoli della campagna elettorale casiniana sono stati segnati da alcuni «stop and go». Strappi e ricuciture sfociati nell’ eclatante stoccata sugli «illusionismi», interpretata da molti come l’inizio di una feroce competizione interna con Forza Italia. Quell’episodio, però, viene definito a tutt’oggi come «un equivoco» negli ambienti centristi. E anche se l’imperativo resta quello di smarcarsi da Silvio Berlusconi muovendosi sulla frontiera del centrosinistra, nessuno vuole alimentare più di tanto il fuoco polemico verso gli alleati. Non è un caso che i contatti telefonici tra il premier e il titolare di Montecitorio si siano intensificati negli ultimi giorni, proprio per armonizzare al meglio i rispettivi messaggi.
Le prime raccomandazioni che il neo-cinquantenne leader centrista ha trasmesso alle sue truppe parlamentari vanno tutte nella direzione dell’ «orgoglio centrista». «Dobbiamo uscire dalla marginalità seguendo la linea del centro che è una linea vincente per il futuro» ha detto in una riunione dell’Udc. «Dobbiamo recuperare il voto degli indecisi e di chi non va a votare. Non farò la battaglia contro Berlusconi, ma è chiaro che se ci sarà la possibilità di candidarmi alla leadership non mi tirerò indietro». Casini al partito chiede grande disciplina: «In campagna elettorale voglio svolgere un’azione forte per dare visibilità all’Udc. L’importante è che il partito non sia rissoso, questo non lo tollero». E difende con forza le proprie idee: «Deve essere riconosciuta la diversità delle mie opinioni. Le diversità è un’opportunità, non danneggia certo la coalizione». Un esempio? Casini avrebbe fatto notare di non credere che, in caso di vittoria dell’Unione, ci sarebbe un regime ma soltanto un governo incapace di raccogliere la sfida della modernità.
Come è noto «l’effetto-Casini» sarà assicurato dalla sua presenza come capolista in tutti i collegi. Ma, per sfruttarne al meglio il suo appeal, il presidente della Camera è pronto anche a inserire il suo nome accanto al simbolo dell’Udc sulla scheda elettorale. L’ex allievo di Forlani e Bisaglia vuole poi moltiplicare le sue presenze sul territorio. Un vero e proprio tour elettorale che si chiamerà «Venti di centro in venti regioni», con venti grandi manifestazioni la cui conclusione sarà appannaggio del presidente della Camera. Altro obiettivo di Casini è recuperare Marco Follini (con il quale i rapporti sono molto migliorati), utilizzando il suo profilo di «duro e puro» in campagna elettorale e il suo nome come numero due in molti collegi. Per quanto riguarda la declinazione del messaggio, passerà attraverso alcuni richiami obbligati: la famiglia, la solidarietà, il Sud, l’integrazione con gli immigrati. Tutti temi che compariranno nei vari «step» della campagna elettorale gestita direttamente da un uomo di comunicazione come Lorenzo Cesa. L’Udc sembra intenzionata - almeno per la «campagna romana» di Mario Baccini - a consultarsi con la società francese portò Bertrand Delanoe a vincere a Parigi.

L’obiettivo è prendere più voti delle Regionali mobilitando anche l’universo delle associazioni: il Movimento cristiano lavoratori di Carlo Costalli, il Forum delle associazioni familiari di Luisa Santolini, il Movimento per la vita di Carlo Casini. Una «rete» che promette di pescare consensi importanti nel bacino del mondo cattolico.

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