L’Ue: «È l’apocalisse» Ma 50 tecnici sfidano l’angoscia nucleare

C’è stata un’altra scossa. E poi altri scoppi, nella centrale di Fukushima. L’impianto maledetto dove si combatte contro l’incubo radiazioni: il governo ha imposto il coprifuoco entro 30 chilometri. È il raggio della paura che si estende: la popolazione entro i 20 chilometri era già stata evacuata nei giorni scorsi. Ma la centrale sembra sempre meno sicura. Nuove esplosioni nei reattori 2 e 4 hanno fatto salire il livello delle radiazioni. Al 4 l’esplosione ha causato una crepa nel tetto dell’edificio-contenitore, e l’ente per la sicurezza nucleare ha parlato di due dipendenti dispersi fra quelli che si trovavano nell’area turbine. In serata poi, la Tepco, l’ente gestore dell’impianto, ha segnalato un nuovo incendio. Ora si vuole tentare di raffreddare il combustibile nucleare con acqua versata direttamente da un elicottero.
La sala di controllo è stata evacuata a causa delle radiazioni troppo elevate, 750 tecnici hanno già lasciato la centrale. Ne sono rimasti una cinquantina, gli ultimi, gli unici che combattono per evitare che gli incidenti si trasformino in un disastro. Due reattori soltanto sono rimasti illesi, quelli in manutenzione, anche se il livello della temperatura è salito nelle vasche di contenimento. Il resto è tutto in mano loro, di quei 50 lavoratori: eroi, dicono tutti. Baluardi della paura. Perché l’incubo delle radiazioni arriva lontano, anche a Tokyo, dove i valori sono dieci volte superiori alla normalità. Dopo l’incidente al reattore numero 4 il ministro degli Esteri Matsumoto a Parigi dice che le radiazioni fuoriuscite potrebbero essere «dannose per la salute». E il connazionale Amano, direttore generale dell’Aiea aggiunge: «C’è la possibilità di danni ai noccioli». Non terrorizza però: «La stima è che il danno sia inferiore al 5 per cento».
Il commissario europeo per l’Energia Öttinger usa parole forti: «In Giappone si parla di Apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo: non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono». Chi può, scappa. Perché poi la terra continua a non dare tregua, stava per cominciare la notte, ieri, quando è arrivato un altro terremoto, 6.4 gradi della scala richter, epicentro nella prefettura di Shizuoka, 120 chilometri a sud ovest di Tokyo, non lontano dal monte Fuji. Anche l’ambasciata italiana ora consiglia di lasciare il Paese o di spostarsi almeno verso sud. I militari americani impegnati nei soccorsi hanno deciso di spostare le navi al largo della costa occidentale per ridurre i rischi di contaminazioni. La popolazione non sa più se fidarsi. «Abbiamo sentimenti contraddittori» dice un uomo che gestiva un bar vicino all’impianto di Tomioka. È indeciso se tornare e provare a ricominciare: «Il mio lavoro si basa sui lavoratori della centrale, gli affari andavano bene, ma le preoccupazioni ci sono, soprattutto per chi ha dei bambini, le radiazioni non si vedono».
C’è chi protesta, anche perché molti si sentono abbandonati: «Siamo ignorati, ci dicono che dobbiamo organizzarci da soli». Chi si è salvato deve combattere ancora, contro la fame, le temperature sotto zero, la mancanza di tutto, la lontananza dei famigliari di cui non si conosce il destino. Chi può corre nei supermercati e fa scorta di tutto ciò che trova. Chi vende biciclette fa affari, perché la benzina è merce rara. Quello che non c’è si aspetta, in fila, ordinati, per ore. «Tutti sappiamo qual è la situazione e ognuno condivide il dolore degli altri» dice un negoziante di Fukushima. Il dolore è immenso, ieri si parlava di 11mila fra morti e dispersi, ma terra e mare continuano a restituire corpi e morte. E poi però c’è la speranza. Una donna di 70 anni e un giovane di 25 ritrovati vivi dopo quattro giorni, la vita fra le macerie. Il miracolo che ridà forza.

Anche nell’Apocalisse. Quella che lascia senza parole, quella che racconta il vescovo di Sendai: «Siamo terrorizzati. Siamo smarriti. Come possiamo affrontare questa situazione, come possiamo superare questa tragedia?».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica