L’Ue studia i salvataggi, i mercati aspettano

È un febbrile lavoro sotto traccia quello che vede impegnati i 17 Paesi della Eurozona in vista del cruciale appuntamento di domani, quando le misure anti-crisi dovranno essere messe nero su bianco. Raggiunta un’intesa di massima sulla ricapitalizzazione delle banche nel summit di domenica scorsa, sul tavolo restano aperti due dossier: quello relativo al potenziamento del fondo salva-Stati Efsf, e quello sull’entità del taglio che i creditori privati della Grecia, cioè le banche, dovranno sopportare sui sirtaki-bond. Un doppio capitolo, tanto delicato quanto fondamentale per spegnere l’incendio del debito sovrano. Giovedì prossimo i mercati saranno subito chiamati a valutare gli sforzi compiuti dai policy maker europei. Per ora, prevale la cautela. Dopo più di un tentennamento, le Borse hanno chiuso ieri in positivo senza troppa convinzione. L’incertezza resta alta, e Milano ha limitato il rialzo allo 0,72%, mentre il differenziale di rendimento tra Btp e bund tedesco - arrivato fino a 390 punti base - segnala che le tensioni rimangono nonostante la Bce abbia più che raddoppiato la scorsa settimana i suoi acquisti di titoli di Stato a 4,490 miliardi, a fronte dei 2,243 miliardi della settimana precedente.
Oltre che per gli sforzi di risanamento chiesti all’Italia dall’Ue, i nostri bond hanno risentito anche delle indiscrezioni di fonti diplomatiche, secondo cui i Paesi dell’area euro starebbero studiando la possibile attivazione di un nuovo strumento del fondo salva-Stati per consentire anche alla penisola di rifinanziarsi sui mercati a condizioni ragionevoli. Un rumor subito smentito dalla Commissione, ma che la dice lunga sul continuo intrecciarsi di voci che destabilizzano gli investitori.
Gli stessi leader europei, peraltro, non brillano per chiarezza e unità d’intenti. Su come potenziare l’Efsf circolano solo ipotesi, anche se pare accantonata l’idea sia di trasformare il fondo in una banca, sia di coinvolgere la Bce. Le due ipotesi prevedono la creazione di uno strumento ad hoc per attirare gli investitori anche non europei; oppure dare al «paracadute» la possibilità di emettere assicurazioni sui titoli dei Paesi a rischio, per garantire perdite tra il 20 e il 30%.


E proprio sull’ammontare delle perdite sui bond greci, un’intesa sarebbe «relativamente vicina», ha detto il portavoce del commissario Ue, Olli Rehn. I rappresentanti delle banche avrebbero aumentato l’offerta di haircut al 40%, ma la Cancelliera tedesca Angela Merkel punterebbe a un taglio del 50-60%.

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