Ora salvate Carrai, l'amico di Israele messo al muro come "sionista genocida"

Va tutelato l'imprenditore fiorentino linciato dai fanatici pro Palestina

Ora salvate Carrai, l'amico di Israele messo al muro come "sionista genocida"
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Adesso, si tratta di salvare Marco Carrai. Un cristiano che ama Israele, per questo coperto di offese e minacce mortali. Perseguitato fino alla porta di casa da anni, e adesso indicato come "agente sionista genocida" sui muri della sua città, che è anche la mia, Firenze, perché è il console onorario d'Israele. La Toscana ultimamente eccelle in questa vergogna. È l'ora di scusarsi! Si devono scusare Giani presidente della Regione Toscana che ha chiesto a Carrai di dimettersi dall'ospedale Mayer; la città di Firenze che ha votato in consiglio comunale la rottura di tutti i rapporti con Israele sulla base di un documento che, fuori da questo mondo, parla dell'utiliazzazione da parte di Israele degli stupri come arma da guerra! Dopo lo stupro di massa di Hamas il 7 di ottobre!

Firenze e la Toscana si devono scusare per aver buttato alla spazzatura le magnifiche medicine israeliane; la coop per cancellare i prodotti di questa terra che ha fatto fiorire il deserto; la gente che ignora i fatti e si accoda alla antica fiumana di odio per gli ebrei addirittura in Piazza Signoria. Devono tutti salvare Carrai e il suo ruolo con un passo indietro, la polemica politica non deve travalicare il muro dell'incitamento all'omicidio, come invece sta succedendo. Sul manifesto per Carrai c' è la foto dell'imprenditore, l'anno di nascita, la scritta "wanted", l'elenco dei suoi titoli e la dicitura "agente sionista, complice del genocidio". In questo caso firma un centro sociale di estrema sinistra, marxista leninista con infiltrazioni jihadiste, ma è solo l'ultima delle persecuzioni contro Marco Carrai console in Toscana e Lombardia.

Chi conosce Carrai sa che la passione per Israele è, in un carattere puntuto, deciso, scherzoso, da fiorentino, una roccia inamovibile infitta dentro la sua altra passione maggiore: il cattolicesimo nella sua versione scoutistica, quella del volontariato, in cui per altro è innestata la sua amicizia millenaria con Renzi. Dentro a questo involucro ideale, che conosce il senso dell'aggettivo "giudaico-cristiano" e sa che sta alle origini della democrazia, c'è molto senso pratico, di uno che non la confonde con stupidaggini fanatiche su falsi diritti umani che poi diventano apprezzamento della violenza: il suo affetto per Israele rispetta l'ebraismo, il suo restare democratico in mezzo a un mondo di terroristi aggressivi, ammira la capacità di mantenere alta la sicurezza. Carrai sa che il domani uno se lo deve conquistare, ma adesso è aggredito troppo da vicino. Ha tre bambini, una moglie di grande cultura, una salute che deve essere sempre salvaguardata con attenzione.

Qui c'è un problema che riguarda tutta l'Italia: essere dalla parte di Israele in una regione rossa è ormai, che tu sia ebreo o meno molto, molto pericoloso. Sei sull'orlo del pogrom ogni giorno, le folle sono ormai scatenate, le parole e i gesti non si misurano più. Carrai è uno dei più visibili esempi di un problema molto largo. La violenza è dietro l'angolo. Sindacati, Anpi, centri sociali, movimenti per la pace, Ucoi possono diventare feroci macchine di guerra e compiere azioni di persecuzione personale anche se come ha fatto Carrai, hai portato fra i primi i bambini di Gaza all'ospedale contro ogni senso di realtà, hai mandato aiuti alimentari a Gaza tramite il porto di Ashod. Non importa. Basta dire Israele e il web e la piazza si scatenano. Ci sono valorosi oppositori: un gruppo di 100 intellettuali e giornalisti ha firmato una lettera in sostegno di Carrai che spiega la folle logica della persecuzione "sei amico di ebrei, o ebreo, non puoi ambire a cariche pubbliche". L'opportunismo della politica legittima pompose ufficialità: i cosiddetti governatori della Puglia Michele Emiliano, dell'Emilia Romagna Michele De Pascale, seguiti dal sindaco di Bologna Matteo Lepore e ora da Firenze hanno agito come se l'Italia fosse uno Stato federale rompendo i rapporti con Israele.

È solo un richiamo della foresta per la folla che non sa che viene turlupinata continuamente sul numero dei morti, sul cibo non recapitato, sulle ragioni del conflitto. Dalla bugia continua, nasce la minaccia contro Carrai e un dilagante razzismo di massa.

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