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L’ultima idea di Olmert: tutti al governo

Il premier incaricato israeliano Ehud Olmert comincerà domenica i contatti per la costituzione del nuovo governo. Due le strade: una coalizione snella con i laburisti di Amir Peretz, con i pensionati del Gil e forse con una lista ortodossa per puntare con decisione al ritiro in Cisgiordania e allo smantellamento di decine di colonie. O una coalizione mastodontica, che includa fino a 84 deputati, comprese liste nettamente di destra: il partito russofono Israel Beitenu di Avigdor Lieberman e forse anche il Likud. Ma è Peretz, che Olmert considera troppo imprevedibile, la principale fonte di apprensione per Olmert, e fondare un governo sul sostegno dei laburisti sembra ad Olmert una scelta azzardata. Da qui l’idea di fare del nuovo governo una sorta di arca di Noè dove siano benvenuti sia le colombe della sinistra che i falchi nazionalisti. Con una maggioranza in parlamento di 84 seggi, Olmert si sentirebbe finalmente al riparo da eventuali bizze o ricatti dei partiti minori. La stampa odierna prevede che Kadima cercherà di dar vita a un governo molto allargato, ma soddisfare le esigenze di ciascun partito costerà non poco alle casse statali. Qualcuno avanza la cifra di due miliardi di dollari, altri ritengono che essa pecchi per difetto.

Peretz potrebbe essere nominato ministro della Difesa Shimon Peres, primo ministro alternato, membro del Consiglio di difesa del governo, ministro per lo sviluppo regionale nonché responsabile della «economia di pace».

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