Erica Orsini
da Londra
«Se continui così va a finire che ti mando in collegio!». Per quelli che oggi hanno 30-40 anni la minaccia funzionava alla grande. La sola idea di venir spediti lontano da casa, in una scuola dove non solo si studiava, ma si trascorreva pure la notte, trasformava i monelli più terribili in docili agnellini. Eppure in Gran Bretagna il collegio o meglio, la «boarding school» non ha nulla a che fare con le vecchie e tetre istituzioni vittoriane per poveri orfanelli dove le punizioni corporali erano all'ordine del giorno. Queste scuole, in maggioranza private e molto costose, fanno parte della cultura anglosassone che da dopo la seconda guerra mondiale ha rovesciato il concetto di collegio trasformandolo in qualcosa di fortemente élitario. Al college ci poteva andare - e la situazione non è molto diversa - soltanto chi se lo poteva permettere, non coloro rimasti senza una famiglia. Dopo Harry Potter poi, figuriamoci, i presidi delle boarding schools britanniche hanno assistito a un entusiasmante ritorno di fiamma. Tutti i ragazzini - soprattutto quelli che venivano dall'estero - volevano sapere come si sta in un collegio inglese, più cupo era meglio era e sarebbe stato perfetto se le scale ad un certo punto avessero cominciato a muoversi.
Nel Paese ci sono più di 550 boarding schools private e 35 statali dove le tasse vengono pagate dal ministero dell'istruzione. In tutto offrono poco più di 65mila posti. Negli ultimi quattro anni quelle statali sembrano essere state prese letteralmente d'assalto. «Penso che sia perché corrispondono alle esigenze imposte dallo stile di vita familiare - ha spiegato alla Bbc il direttore di un istituto nell'Hertfordshire - spesso ti trovi di fronte a una coppia di genitori che lavora tutto il giorno e probabilmente è costretta a fare avanti indietro dalla periferia al centro di Londra. E poi credo che ora la gente si sia accorta che le nostre scuole non sono più come nel passato, spartane e primitive. Siamo diventati hotel di alta qualità piuttosto che dormitori». Insomma il messaggio è chiaro. Qui si viene per stare bene, fare nuove amicizie, imparare la storia e la geografia insieme al rispetto per gli altri. E i genitori? Sono importanti, ma in alcuni casi, hanno troppo da fare per occuparsi dei figli. William, un ragazzino di sette anni e mezzo di Hungeford, sorride un po' incerto dalla foto che ha inviato al sito scolastico della Bbc insieme al diario del suo primo giorno di boarding school, la stessa che frequenta anche il fratellino più grande. «Sono abbastanza giovane per stare qui - racconta - e non sono mai stato lontano da casa, ma mi trovo nello stesso dormitorio con mio fratello così non sono troppo spaventato. Però mi mancherà molto la mia famiglia, in particolare mia sorella e mio fratello piccolo. La scuola è lontana così potrò vederli soltanto nei weekend». Nelle poche righe scritte dal ragazzino c'è tutto: la lacerante nostalgia di casa e l'eccitazione per un'esperienza nuova. Ma quale dei due sentimenti avrà il sopravvento alla fine? E viene da chiedersi: quale posto ha la famiglia nella società inglese che manda i figli alle boarding school? È veramente un bel modo di crescere, con un tutor al posto di mamma e papà a occuparsi di te negli anni più importanti della crescita? Sempre la Bbc, qualche anno fa, l'ha chiesto ai diretti interessati, vale a dire agli studenti. E le risposte non sono state esaltanti. Accanto a qualcuno a cui l'esperienza è piaciuta «perché si dorme fuori casa e non si è più costretti ad ascoltare le urla di mamma», molti hanno bocciato l'idea.
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