L’ultima parola al Consiglio di Stato

«Oggi è una giornata particolare, la più positiva rispetto a quelle vissute gli altri giorni. C’era la necessità di dare un segnale forte di discontinuità: si va avanti a prescindere». La svolta nella strategia della campagna elettorale è stata annunciata da Renata Polverini, nel corso di un incontro con i pazienti del Nomentana Hospital, a Fonte Nuova, vicino Roma. «Di spettacolo giudiziario ne abbiamo dato fin troppo - ha detto la candidata del centrodestra - e i cittadini sono più che disorientati. Ecco perchè bisogna entrare nel vivo dei problemi più importanti della Regione, a cominciare da quelli della sanità». A chi le chiedeva un commento alle parole del premier Silvio Berlusconi che ha detto di raddoppiare l’impegno a suo favore, la Polverini ha risposto: «Quello di oggi è stato sicuramente un messaggio determinante per la campagna elettorale. Io sono il candidato della coalizione di centrodestra, prima ancora del Pdl, e oggi il presidente Berlusconi ha dimostrato il suo rinnovato impegno. Le sue parole vanno nella direzione giusta». La Polverini ha poi aggiunto che «è importante mobilitare tutte le forze che abbiamo su questa sfida per cambiare il Lazio».
Parallelamente, però, continua anche la battaglia giudiziaria portata avanti dagli avvocati del Pdl che ieri hanno presentato appello al Consiglio di Stato (la stessa iniziativa era stata presa da Fabio Desideri, promotore di un ricorso bocciato dal Tar). L’ordinanza dei giudici amministrativi di primo grado che hanno confermato l’esclusione del Pdl dalle regionali nel Lazio «è assolutamente irragionevole, erronea e illegittima laddove sostiene l’inapplicabilità del decreto legge cosiddetto “salva-liste”. È uno dei passaggi dell’appello che del Pdl al Consiglio di Stato che ha già fissato l’udienza per sabato prossimo, quando ci sarà la decisione finale, proprio nei limiti di tempo minimi per la stampa delle schede elettorali e la campgana elettorale.
Contestando la parte dell’ordinanza del Tar che ha stabilito come la normativa statale in tema di elezioni «non si applicherebbe alla Regione Lazio atteso che quest’ultima avrebbe già esercitato la propria competenza legislativa con la legge regionale 2/05» - si legge nell’atto - c’è stata «una inammissibile disapplicazione della norma statale», in quanto la Regione in tema elettorale «può esercitare le proprie prerogative legislative disciplinando il sistema di elezione, nonchè i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del presidente e degli altri componenti della giunta nonchè dei consiglieri», e tale potere trova «il limite dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica». L’effetto, sempre secondo gli appellanti, è che «il giudice, avendo riscontrato l’incompetenza della norma statale, avrebbe potuto eventualmente sollevare questione di legittimità costituzionale» del Dl, «sospendere i provvedimenti impugnati ed ammettere, seppur in via provvisoria, il Pdl alle prossime regionali».

Il resto dell’appello riguarda la penalizzazione dei delegati del Pdl ai quali fu impedito di raggiungere l’area dell’ufficio a causa di disordini creati da soggetti che, seppur estranei alle operazioni elettorali, avevano avuto accesso in loco».

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