L’ultima della sanità laziale Il Forlanini messo in affitto

Il direttore Macchitella ha fissato in 23 milioni di euro il canone per dare in locazione l’area dedicata alle patologie polmonari

Antonella Aldrighetti

«AAA Affittasi struttura ospedaliera, canone annuo 23 milioni di euro». Il complesso immobiliare, messo sul mercato con una proposta del manager Luigi Macchitella che lo dirige dal settembre scorso, è quello del nosocomio intitolato a Carlo Forlanini, illustre seguace di Robert Koch, padre putativo del bacillo Tbc. Già, e con un’inserzione così l’offerta del locatario non tarderà certo ad arrivare. Vale a dire che almeno per quest’azienda ospedaliera il dado può considerarsi tratto, tanto da consentire al «piano Clini» di muovere i primi passi sulla scena sanitaria regionale.
Infatti il documento strategico per la riorganizzazione ospedaliera, con tanto di falcidia per circa 5mila posti letto, redatto da Claudio Clini, direttore generale dell’Agenzia di sanità pubblica, affinché possa essere avvalorato nei fatti necessiterebbe di appositi atti siglati in calce dai singoli direttori generali delle Asl. Macchitella ha battuto per tempismo tutti gli altri colleghi perché, dopo aver redatto il piano strategico aziendale per la riorganizzazione, valorizzazione e riqualificazione del complesso edilizio San Camillo Forlanini, ha creduto bene di sfoltirlo dell’area monumentale dedicata alle patologie polmonari per destinarla a locazione. Il risultato? Taglio immediato di posti letto, risparmio del budget annuo, sfoltimento del personale, risparmio energetico, manutentivo e, non ultime, «una rendita e un’entrata sicure», come si legge nell’atto del 27 ottobre scorso (delibera n. 2.145): l’ammontare complessivo di economie è pari a 21 milioni di euro. Quanto alle rendite certe invece il risultato proverrebbe proprio da una stima in capo al listino ufficiale della Borsa immobiliare di Roma: il valore dell’immobile da affittare renderebbe 23milioni e 40mila euro tondi. Eppure il risparmio di risorse non giustificherebbe, secondo An, la volontà di affittare il complesso monumentale, e tantomeno di venderlo, perché «questo è un esempio sconcertante di come si sta gestendo la sanità nel Lazio», taglia corto il consigliere Tommaso Luzzi, membro della commissione regionale Sanità. «Non è possibile - prosegue - risolvere i problemi sanitari con vendite di strutture importanti come quella del Forlanini, e soprattutto non è possibile che un direttore generale decida con propria delibera di disfarsi dell’ospedale che amministra. Al dottor Macchitella vorrei chiedere che fine faranno gli attuali dipendenti che lavorano all’interno dell’ospedale, ma pure come e a chi verrà affidata quest’importante struttura. Servono invece impegno e determinazione per cercare soluzioni valide e rilanciare al meglio tutto il complesso ospedaliero». A quanto pare però Luigi Macchitella avrebbe le idee chiare su come attuare il rilancio del San Camillo, almeno per ciò che emerge da un’attenta lettura della delibera in questione. Infatti l’azienda necessiterebbe di ben 185 milioni di euro per attuare il piano strategico di riorganizzazione, una cifra ben superiore alla rendita per l’affitto del Forlanini. Ora per l’attuazione non servirà neppure il via libera regionale visto che le aziende sanitarie sono, a tutti gli effetti autonome.

Rimane solo al vaglio la contrattazione sindacale per «500 unità lavorative da riqualificare» e - aggiungiamo - da mettere in mobilità e poi ricollocare. Visto che per quanto riguarda i pazienti affetti da pneumopatologie nel disegno del manager sono stati già sloggiati nel padiglione traumatologico del San Camillo.

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