Avanza lo studio sui telomeri («cappucci di Dna» che proteggono le estremità dei cromosomi). Con indicazione di nuove possibili vie per combattere i tumori e su meccanismi sorprendenti connessi non solo allinvecchiamento, ma anche a malattie cardiovascolari e al diabete. Di ricerca nel campo della genetica, con una lectio su «Telomeres and telomerases in human health and disease», ha parlato Elizabeth Helen Blackburn, Nobel 2009 per la medicina, ad una platea di ricercatori dellIstituto Nazionale dei Tumori di Milano. Blackburn (nella foto), classe 1948, premiata a Stoccolma con i colleghi Szostak e Greider per la scoperta del meccanismo protettivo dei cromosomi, australiana, ma residente negli Usa dove lavora allUniversità della California, ha ricevuto di recente la nomina a presidente dellAmerican association for cancer research (Aacr). Quali dunque gli effetti di queste porzioni di Dna?
I telomeri si accorciano progressivamente ad ogni replicazione cellulare, fino a diventare troppo corti per consentire alla cellula di continuare a dividersi. In questo modo innescano un processo di «senescenza replicativa». Sono lorologio biologico che ricorda alla cellula quante volte si è divisa e quanto tempo le resta da vivere. Ma sono anche le stesse entità che, in presenza di un tumore, si allungano fornendo alla cellula la possibilità di replicarsi allinfinito. A determinare il prolungamento dei telomeri, nella maggioranza dei tumori, è lenzima telomerasi. Proteina chiave nei meccanismi che regolano la longevità e ritenuta un promettente bersaglio per nuovi farmaci anticancro. «Più che a inibitori della telomerasi - spiega la scienziata - sarebbe giusto pensare a farmaci modulatori di questo enzima, che deve esserci in quantità tale da mantenere il sistema di replicazione in equilibrio.
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