L’ultima sentenza: Inter campione d’Italia

Roberto Bonizzi

Lo scudetto lo vince l’Inter. Lo ha stabilito ufficialmente la Figc, dopo le sentenze d’appello della Corte federale. Dopo la revoca del titolo alla Juventus, e la non assegnazione del tricolore 2004-05, sono i nerazzurri che giocheranno la prossima stagione con il segno del primato sulle maglie. È il 14° titolo italiano, il primo della seconda era Moratti. Un titolo che mancava dalla bacheca nerazzurra dalla stagione trionfale del 1988-89, 17 anni fa. Quella dei record, con in panchina Giovanni Trapattoni e in campo il trio tedesco delle meraviglie (Brehme, Matthaeus e Klinsmann). Gioia grande in casa interista con il patron Massimo Moratti che commenta: «Provo piena soddisfazione per l’assegnazione del titolo alla società e alla squadra che si è comportata correttamente». Anche il sito internet è in festa: «Finalmente ci permette di lasciare il numero 13. Questo è un premio per tutti i nostri straordinari tifosi che hanno sofferto, ingiustamente e inutilmente, per tanti anni».
La notizia ufficiale è arrivata in serata, dopo che proprio il Giornale lo aveva anticipato già il 19 luglio scorso. L’assegnazione è stata automatica, dopo il parere della commissione dei tre saggi Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesi, chiamati a dare un parere consultivo dal commissario straordinario della Figc Guido Rossi. La base del provvedimento è nell’articolo 49 delle norme interne federali che prevedono, in caso di sanzioni che modificano la classifica, l’attribuzione del titolo alla squadra che risulta prima in classifica dopo le penalizzazione o le retrocessioni all’ultimo posto. Con la Juventus condannata all’ultima posizione della serie A e il Milan penalizzato di 30 punti, la prima della scorsa stagione risulta l’Inter, 17 anni dopo l’ultimo titolo tricolore. E il 14° scudetto nerazzurro è anche il primo della carriera da allenatore di Roberto Mancini che è felice: «È il giusto premio per gli onesti, ma festeggiare in campo è tutta un’altra cosa. Questo tricolore dev’essere una motivazione in più per la prossima stagione».
Resta un’atmosfera strana in casa nerazzurra. Si apprezza il riconoscimento della lealtà e della correttezza di squadra e società, ma non c’è comunque molta voglia di festeggiare. Né in via Durini né nel ritiro di Riscone di Brunico. E infatti da via Durini sono ancora indecisi se cucire o meno il tricolore sulle nuove maglie per la prossima stagione. «È lo scudetto della correttezza e del rispetto delle regole - commenta il presidente Giacinto Facchetti -. È stato ottenuto da una squadra che ha dimostrato di avere forza tecnica e spirito importanti. Ora il calcio italiano ha bisogno di mettere al centro la questione etica». «Non si può essere contenti di un successo nato in un simile contesto - spiega Milly Moratti, la moglie del patron nerazzurro -. Tenendo presente che le altre squadre si avvantaggiavano nel modo che conosciamo, l’amarezza comunque resta. Credo che anche mio marito ondeggi tra questo duplice stato d’animo: da un lato la soddisfazione e l’orgoglio, dall’altro l’amarezza per tutto quanto è successo».
Neppure i tifosi sono in vena di celebrazioni. «È legittimo assegnare lo scudetto all’Inter, ma noi non festeggeremo - dice Franco Caravita, leader storico della Curva Nord a San Siro -. Sono d’accordo con Moratti: se quelli davanti sono dopati è giusto che la medaglia d’oro vada a quelli che sono subito dietro. È un titolo che vale più per gli annali: vorrà dire che se lo vinciamo l’anno prossimo ne festeggeremo due insieme». Sandro Mazzola, storico numero 10 e capitano nerazzurro, non si stupisce: «Non c’è da meravigliarsi, è normale che sia andata così.

Certo non è paragonabile a quelli che che ho conquistato io con l’Inter. Erano titoli diversi e stagioni diverse. Ma i tifosi devono essere doppiamente soddisfatti: per lo scudetto e perché la società non è coinvolta in determinate situazioni».

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