L’ultima tentazione di De Michelis: restare nel Polo

Berlusconi interverrà per convincere i socialisti del centrodestra a non unirsi ai «loro carnefici»

Gianni Pennacchi

da Roma

S’apre domani all’Eur il congresso del nuovo Psi, quello di Gianni De Michelis e Bobo Craxi, e pur se minimale riguardando una forza che boccheggia tra l’uno e il due per cento, calamita i riflettori e l’attenzione del mondo politico. Sarà un’assise turbolenta, per De Michelis non è certa la conferma alla segreteria che gli è insidiata dal giovane Craxi; e se infine si deciderà di mollare il centrodestra per andar con gli altri per far lista con Enrico Boselli e Marco Pannella, si registreranno delle defezioni, se non anche una scissione. Certo, le scissioni fan parte della storia socialista, ma stavolta suonerebbe grottesca, visto che il salto di fronte è motivato dalla voglia di «unità socialista», appunto la riunificazione con lo Sdi. Ad ogni buon conto, e in attesa del gran finale, la sorpresa di domani potrebbe essere la presenza di Silvio Berlusconi. Il premier sembra intenzionato a intervenire, per dissuadere quel che resta degli eredi politici di Bettino Craxi dall’abbandonarsi all’abbraccio «dei loro carnefici».
In sintesi, ecco lo stato delle cose nel piccolo garofano. C’è la mozione di maggioranza, quella del segretario, che raccoglie il 60 per cento dei consensi e propugna per l’«unità socialista» l’abbandono della Cdl. Però De Michelis ondeggia, un giorno pare attirato da Boselli e l’altro da Berlusconi, vorrebbe rinviare la scelta definitiva a gennaio quando i sondaggi saranno più precisi sul vincitore delle prossime elezioni. Più deciso a rompere con la destra è Bobo Craxi, che s’è candidato contro De Michelis. A tornare a sinistra c’è la maggioranza del partito, guidata dai calabresi di Saverio Zavettieri, resa più convinta dalla riforma della legge elettorale che ora non lega più indissolubilmente i partiti a una coalizione. Anzi, ora che Boselli ha detto no al listone di Romano Prodi, i fratelli separati si sentono ancor più confortati al passo; specie con gli ultimi sondaggi, che danno la lista Sdi-Psi-Pr al 3,5 per cento. C’è però chi non ne vuol sapere, di traslocare nel centrosinistra. Tra questi il ministro Stefano Caldoro, il sottosegretario Nanni Ricevuto, Chiara Moroni, il poliedrico sindaco della Lunigiana Lucio Barani. E non mancano gli ondivaghi alla De Michelis, come Donato Robilotta, l’europarlamentare Alessandro Battilocchio, il sottosegretario Mauro Del Bue.
A far la differenza è il nome di De Michelis. Se va con Bobo a sinistra, ci saranno al più delle defezioni, ma se resta nella Cdl ci sarà qualcosa di più serio e tangibile, appunto l’embrione di un altro partito da allargare a Stefania Craxi nonché al radicale Benedetto Della Vedova che ha mollato Pannella ed Emma Bonino. Di certo a Berlusconi, se non riesce a trattenere l’intero nuovo Psi, farebbe piacere una lista alternativa radical-socialista-laica: col proporzionale più si è meglio è, e si può ripescare anche chi non fa il 2 per cento. Ma proprio ieri, a un convegno romano, ha constatato che anche la giovane Craxi preferisce un posto sicuro nelle liste di Forza Italia. Come Della Vedova del resto, e gli antemarcia Peppino Calderisi e Marco Taradash.

Nessuno vuol rischiare sembra, nemmeno Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi, forzisti da tempi non sospetti. Ma se Berlusconi riuscisse a convincere una bella fetta del nuovo Psi, vuoi che gli altri si rifiutino di pedalare?

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